Nella giornata di ieri i vertici di Indesit Company hanno incontrato Istituzioni e Organizzazioni Sindacali presso la sede del Ministero dello Sviluppo Economico per verificare, in merito alle esigenze di recupero di competitività aziendali e alle soluzioni proposte, l’esistenza delle condizioni per un’intesa sul piano di riorganizzazione.

L’Azienda, in aggiunta alle migliorie già apportate al piano nelle precedenti riunioni, ha ritenuto di andare ulteriormente incontro alle richieste dei territori prevedendo per l’Italia investimenti straordinari per 83 milioni di euro, maggiori produzioni e a più alto valore aggiunto nei 3 siti italiani e un riassorbimento graduale di lavoratori coinvolti grazie ai benefici attesi dagli investimenti e al prevedibile recupero dei mercati.

L’Azienda tuttavia, dopo una notte di confronto, questa mattina ha dovuto constatare l’impossibilità incomprensibile di raggiungere un accordo con le Organizzazioni Sindacali.

Data l’importanza del piano per la competitività dell’Azienda nel medio-lungo periodo, dopo oltre 5 mesi di ricerca di un dialogo costruttivo e di fronte ad un nuovo no da parte sindacale, Indesit è pertanto costretta a portare avanti unilateralmente il piano. Il mancato accordo impedisce però l’accesso agli ammortizzatori sociali e penalizza i lavoratori comportando l’apertura della procedura di mobilità.

Il piano discusso prevedeva che il sito di Fabriano (AN) diventasse il centro esclusivo per la produzione ad alto contenuto d’innovazione di forni da incasso (producendo anche quelli oggi realizzati in Polonia), di forni di piccole dimensioni (oggi realizzati in Spagna) e di prodotti speciali; il sito di Comunanza (AP) sarebbe diventato il centro per l’innovazione e la produzione di lavabiancheria di alta gamma a carica frontale; il sito di Caserta infine sarebbe diventato il centro esclusivo per la produzione di frigoriferi da incasso ad alto contenuto d’innovazione (producendo anche quelli oggi realizzati in Turchia) e dei piani cottura a gas da incasso (compresi quelli originariamente destinati alla produzione in Polonia).

Oltre al consolidamento in Italia delle produzioni a più alto valore aggiunto già esistenti, sarebbero così state trasferite nei siti italiani nuove produzioni dalla Polonia, dalla Spagna e dalla Turchia, mentre le produzioni italiane di bassa gamma non più sostenibili (principalmente destinate ai Paesi dell’Est) sarebbero state riallocate in Paesi a miglior costo.

Il piano prevedeva inoltre l’utilizzo degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e contratti di solidarietà) per poter riorganizzare le attività produttive (con tempistiche diverse nei vari siti) tutelando al meglio le persone coinvolte e senza perdere le competenze professionali in vista dei benefici attesi dagli investimenti e del prevedibile recupero dei mercati. L’Azienda si era infine impegnata a non avviare procedure unilaterali di mobilità.

 

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