NAPOLI – “La Cgil non può assistere indifferente al declino ed all’implosione del sistema economico e produttivo campano. Venerdì 8 marzo sciopereremo perché i temi del lavoro, dello sviluppo, dell’occupazione riacquistino nuova centralità”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Campania, Franco Tavella che ha aperto, con il suo intervento, l’assemblea regionale organizzata dalla confederazione in vista dello sciopero generale.

“Quando in Campania 600mila giovani non studiano e non lavorano, quando 200mila precari tra i 20 ed i 30 anni rischiano quest’anno di non vedere rinnovato il proprio contratto, quando il 44% dei giovani sotto i 24 anni è disoccupato, allora non c’è solo un problema economico e sociale, ma un vero e proprio allarme democratico”. “La crisi in Campania – ha precisato Tavella – ha prodotto fin qui 650 vertenze che intessano oltre 50mila lavoratori. A questo fa da sfondo un generale ridimensionamento dei servizi pubblici offerti ai cittadini che non è servito nemmeno a risanare i bilanci degli enti pubblici. Molti comuni campani, a partire dal comune di Napoli, versano in una condizione di formale o sostanziale predissesto, nel mentre la Regione più che risanare continua ad avere una esposizione debitoria di 16 miliardi di euro”. Tanti, secondo il segretario regionale della Cgil, i punti di sofferenza: dal trasporto pubblico locale, alla sanità, dal sistema formativo alla ricerca, dal robusto ridimensionamento dell’apparato industriale ai ritardi sulle politiche ambientali, dalla gestioni delle crisi delle società partecipate ai limiti nella spesa delle risorse europee, alla forestazione. “Abbiamo bisogno in Campania – ha detto Tavella – di un rilancio della politica industriale. Occorre dotare il Mezzogiorno e la nostra regione di maggiori risorse. Occorre che lo Stato investa di più, che ci sia più intervento pubblico qualificato. In questi anni la spesa ordinaria, in conto capitale, è scesa nel Mezzogiorno dal 42 al 31%. Undici punti in meno che per la Campania ha significato creare le condizioni per il predissesto di molti enti pubblici”.

 

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