La rimodulazione dei fondi per la sanità prevista dal dl Pnrr – secondo cui gli investimenti destinati alla realizzazione del programma ‘Verso un ospedale sicuro e sostenibile’, già finanziati con il Pnc, verranno posti a carico del Fondo ex art. 20 – “riducono l’ammontare complessivo delle risorse destinabili ad investimenti in sanità, incidono sui programmi di investimento regionali già avviati e comportano il rinvio dell’attuazione del progetto a quando saranno disponibili spazi finanziari adeguati”. Lo evidenzia la Corte dei Conti nella memoria sul decreto Pnrr depositata in commissione Bilancio alla Camera. “Sul fronte delle maggiori esigenze finanziarie sarebbe stato auspicabile esplicitare l’elenco delle misure per le quali è stimato un incremento dei costi”. Lo evidenzia la Corte dei Conti nella memoria sul decreto Pnrr depositata alla commissione Bilancio della Camera. La Corte evidenzia come la Relazione tecnica si limiti “a fornire gli elementi di sintesi delle valutazioni condotte per pervenire alla stima delle risorse Pnrr da integrare” e non vengano, invece, “riportate le informazioni di dettaglio, necessarie al fine di ricostruire pienamente le valutazioni alla base del processo di quantificazione seguito”. Secondo la Corte sarebbe stato il caso di indicare “in particolare i ‘progetti in essere’ per i quali tale maggiore onerosità, quantificata nell’ammontare rilevante di 2,32 miliardi, viene esclusa dal computo degli impieghi e dunque dei nuovi oneri”. Per questi progetti, “le esigenze di trasparenza delle decisioni di spesa, più volte sottolineate sotto il profilo metodologico dalla Corte dei conti, soprattutto in riferimento ai parametri di costruzione dei ‘tendenziali’, imporrebbero che la Relazione tecnica rendesse note, da un lato, l’avvenuta inclusione della partita in questione nel calcolo della legislazione vigente e, dall’altro, le eventuali disponibilità di bilancio utili a garantire la copertura dell’incremento dei costi ad invarianza di saldi, al fine di fugare dubbi circa la futura necessità di integrazioni degli stanziamenti di spesa”. Il decreto Pnrr prevede “maggiori oneri per 3,7 miliardi nel primo anno che crescono a poco meno di 5 miliardi nel 2025 e a 3,5 nell’anno terminale. Si tratta in larga prevalenza di maggiori spese in conto capitale (+3,7 miliardi nel 2024, poco meno di 4,9 nel 2025), mentre sono circa 17 milioni le minori entrate che crescono a 50 milioni nel successivo biennio. Per far fronte a tali fabbisogni si ricorre a minori spese in conto capitale per oltre 3,7 miliardi nel primo anno che crescono a poco meno di 5 nel 2025. Sono pari a circa 83 milioni annui i risparmi di spesa corrente”. Lo evidenzia la Corte dei Conti nella memoria sul decreto Pnrr depositata alla commissione Bilancio della Camera. Per quanto riguarda in particolare le misure a copertura, la Corte rileva un ampio ventaglio di misure, con il maggior contributo che viene dalla riduzione dei fondi destinati al Fondo per lo sviluppo e la coesione (4,8 miliardi), prevalentemente riferiti alla programmazione 21-27, di cui 770 milioni nel 2024, 2,7 nel 2025 e 1,4 nel 2026. Di rilievo poi il definanziamento del Piano nazionale complementare 4,5 miliardi, di cui 2,6 miliardi che erano previsti per il 2024 (si riducono nel biennio successivo rispettivamente a circa 1,5 e 0,4 miliardi). Al finanziamento degli investimenti non più contenuti nel Piano sono attribuiti nel triennio 2,2 miliardi a fronte dei 10,4 definanziati: 680 milioni nel 2024 e 770 milioni in media all’anno nel biennio successivo.

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