di Angelo Golia Ci sono date che segnano la storia di una comunità. Quando ti affacci alla finestra quelle due ciminiere rappresentano un pugno nell’occhio e nello stomaco. Una è in cemento, colorata di bianco e rosso e richiama il più classico dei paesaggi industriali. E’ stata della Montefibre e chi vive ad Acerra sa cosa significa aver vissuto per anni all’ombra dei fumi di quella ciminiera. L’altra è in ferro. Tre torrette che spuntano da una struttura di colore azzurro. E’ il termovalorizzatore più grande d”Europa, realizzato ad ‘ogni costo’ su spinta del governo regionale guidato da Antonio Bassolino. Un’opera a cui associamo una data: il 29 agosto 2004.
Il 29 agosto del 2004 ha segnato, forse per sempre, la vità della Città di Acerra. Lo stato italiano mostra i muscoli contro un’intera città scesa in piazza per manifestare la propria contrarietà alla realizzazione della mega opera. Un corteo di 30.000 persone, in pratica tutta la popolazione, viene caricato a qualche chilometro dal futuro cantiere in località Pantano. Un corteo spezzato in due con il terrore stampato sul volto di chi magari era sceso in piazza per la prima volta, perché convinto che la volontà di chi il territorio lo vive venga prima degli interessi economici delle grandi aziende (a quei tempi FIBE-Impregilo).
Il 29 agosto è una data fondamentale perché il volto duro dello stato ha rappresentato un momento di rottura netta per quella che fino ad allora era stata una straordinaria esperienza di lotta popolare e di autogestione con la realizzazione di un presidio permanente sul cantiere, dove l’intera città si ritrovava a discutere, confrontarsi e realizzare progetti di crescita e sperimentazione. I manganelli e i lacrimogeni, questi sparati a centinaia, però, generarono rabbia e disillusione. La partecipazione popolare andò scemando lasciando campo libero alle ruspe del cantiere. Trasformando in pochi minuti in un cumulo di macerie quel casolare che per più di un anno era diventata la casa di tutti.
Domani saranno passati otto anni da quel caldissimo 29 agosto, l’inceneritore è stato realizzato e inaugurato in pompa magna dall’allora premier Berlusconi ma a differenza di quanto promesso dalla classe dirigente di allora, Antonio Bassolino in testa, non sono stati risolti i problemi legati allo smaltimento dei rifiuti della nostra Regione. Periodicamente, in questi anni, si è assistito alla ricerca di nuove discariche in cui smaltire il tal quale e i milioni di ecoballe continuano a inquinare Taverna del Re nel territorio di Giugliano.
L’inceneritore non era e non è la soluzione per garantire una qualità della vita decente alle future generazioni che, a causa della follia umana, ma non per propria scelta, crescono nei luoghi che formano il famoso triangolo della morte, dove le falde acquifere sono inquinate dai rifiuti tossici seppelliti nelle campagne e i tassi di mortalità per tumore sono altissimi.
Il 29 Agosto è una ferita aperta e che potrà rimarginarsi soltanto quando verrà completata la bonifica completa del territorio. Quest’ultima affermazione, però, non è storia. Anzi, per il momento, è pura utopia.