Un’interrogazione a risposta immediata in commissione Attività produttive della Camera al ministro Adolfo Urso sulla vertenza Whirlpool di Teverola per sapere “se l’accordo ed il relativo contratto di sviluppo siano stati rispettati, compreso l’avvio della produzione, il mantenimento dei livelli occupazionali e gli impegni finanziari previsti”. L’hanno presentata i deputati del Pd Stefano Graziano e Vinicio Peluffo. Ecco il testo integrale. “Per sapere – premesso che: nell’agosto 2017 è stato approvato l’accordo di sviluppo tra il Mise, la regione Campania e Invitalia, finalizzato a sostenere il programma di sviluppo industriale «LITIO» presentato dalle società Fib s.r.l., da realizzare nel comune di Teverola (CE), finanziato per un importo complessivo di euro 37.445.394,00 di cui euro 20.164.345,00 a carico del Ministero dello sviluppo economico ed euro 17.281.049,00 a carico della regione Campania a valere sui fondi FSC 2014/2020; il programma prevede l’assorbimento di almeno 75 esuberi ex Indesit da parte della società FIB spa, con un impatto occupazionale di 85 unità, per un investimento del valore di 57,114 milioni, e si compone oltre che di un progetto di investimento produttivo, di tre progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale realizzati in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, con il Politecnico di Torino e con l’Università di Napoli; ad aprile 2019 Fiom-Fim-Uilm Campania-Caserta denunciano che «gli accordi sono fino a quel momento disattesi, che risulta incomprensibile l’atteggiamento del gruppo che rischia di far saltare l’intero apparato metalmeccanico, impedendo un’operazione di successo e mettendo a rischio più di 400 lavoratori»; successivamente, durante l’incontro del 31 luglio 2020 avente ad oggetto i siti di Napoli e Teverola del gruppo Whirlpool, l’ingegner Civitillo, amministratore delegato del gruppo Seri, ha precisato che «nell’ambito del progetto di reindustrializzazione di Teverola, concordato con Whirlpool, è stato completato un primo investimento di 55 milioni di euro per il quale l’investitore ha ricevuto una agevolazione agli investimenti gestita da Invitalia» e che «riguardo a questo progetto, è previsto il transito di altri 36 lavoratori entro settembre 2020 per l’inizio a breve delle attività, mentre entro marzo 2022, appena sarà possibile concludere un altro investimento produttivo per l’ampliamento del progetto con il supporto delle agevolazioni pubbliche, è previsto il completamento delle assunzioni di 75 addetti. Ha sottolineato che è necessario procedere al trasferimento delle 36 risorse entro settembre per avviare i piani formativi propedeutici all’avvio delle produzioni a breve» –: se l’accordo ed il relativo contratto di sviluppo citati in premessa siano stati rispettati, compreso il l’avvio della produzione, il mantenimento dei livelli occupazionali e gli impegni finanziari previsti”.
Dalla risposta dal ministro Urso si evince che, nonostante i finanziamenti pubblici, “l’impresa abbia chiesto un incontro con Invitalia per valutare una rimodulazione del progetto di Sviluppo Sperimentale, per il quale resta da completare un ultimo impianto con costi previsti pari a 8 milioni di euro”. E ancora: “Il progetto di ricerca sviluppo e innovazione si è concluso limitatamente alla parte di Ricerca Industriale, mentre è ancora in corso per la parte di Sviluppo Sperimentale. La società ha chiesto una proroga per l’ultimazione del Progetto di Ricerca Sviluppo e Innovazione fino al 31 dicembre 2023. Ciò in quanto, come comunicato dalla Società, le attività da completare, relative alla componente di Sviluppo Sperimentale, si riferiscono all’installazione e messa in funzione di un ultimo macchinario (mixer) necessario per il completamento di uno dei due impianti pilota oggetto del progetto di R&S. Si evidenzia, tuttavia, che la proroga non è stata ancora perfezionata, alla luce di alcuni accertamenti da parte del Soggetto Gestore”. Insomma il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha confermato le preoccupazioni dei deputati dem Graziano e Peluffo. Dopo ben 7 anni e con l’elargizione di milioni di quattrini pubblici la società privata non solo non ha ancora mantenuto fede agli impegni occupazionali ma vuole altri soldi.
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