Dopo la cacciata del capo di gabinetto Francesco Gilioli e poi le dimissioni del suo sostituto Francesco Spano, intorno a via del Collegio Romano continuano a cadere le teste al Ministero della Cultura. E stavolta non si tratta di un funzionario, ma del direttore di una delle istituzioni museali più importanti d’Italia, il Museo Nazionale Romano che nelle quattro sedi capitoline (Palazzo Massimo, Palazzo Altemps, Terme di Diocleziano, Crypta Balbi) conserva i grandi tesori dell’archeologia di Roma antica. A sorpresa, Alessandro Giuli ha deciso di non rinnovare per altri quattro anni il mandato di direttore a Stéphane Verger, nominato da Dario Franceschini nel 2020 dopo un concorso internazionale. Il Ministero ha infatti comunicato che si appresta a pubblicare un bando di gara internazionale per selezionare i direttori non solo di musei di nuova istituzione e di seconda fascia, ma di una serie di musei di prima fascia (oltre al Museo Nazionale Romano, i Musei reali di Torino, la Galleria dell’Accademia di Firenze e Musei del Bargello, il Parco archeologico del Colosseo, il Museo archeologico nazionale di Napoli). Nei casi citati si trattava di mandati giunti a scadenza, mentre altri incarichi di prima fascia sono stati confermati (Francesca Cappelletti a Galleria Borghese e Edith Gabrielli al ViVe (Vittoriano e Palazzo Venezia).
Per Verger, come per gli altri 4 direttori di prima fascia, c’era la possibilità di un rinnovo che invece non è arrivato. Interpellato da Repubblica, Giuli tiene il punto su una scelta che fa discutere, sostenendo che «non ci sono giudizi di valore negativo per chi non viene riconfermato, soltanto ambizioni più alte per i musei i cui direttori non vengono riconfermati». Fonti a lui vicine rincarano la dose chiosando che «un museo importante ha bisogno di persone più importanti»; e tuttavia la non riconferma di Verger può apparire come l’esclusione di un direttore non abbastanza italico. Infatti l’ambizione “più alta” il francese Verger, alle spalle un prestigiosissimo curriculum di studioso della Roma antica, credeva di averla pienamente soddisfatta, mettendo in cantiere il progetto “Urbs. Dalla città alla campagna romana”, finanziato dal programma nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr, e dedicato a completare il restauro delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano. Un lavoro imponente, già in itinere, da ultimarsi nel 2026. Essere tolto di mezzo ha stupefatto Verger, che con una lettera aperta su una rivista di settore esprime lo sconcerto per la decisione di Giuli e rivendica il lavoro svolto.