È tutta questione di dna politico. Stefano Graziano è stato uno dei più brillanti allievi della scuola della Sinistra di Base della Democrazia cristiana. Dal maestro Ciriaco De Mita ha imparato l’arte della mediazione. Il capogruppo Pd nella commissione di Vigilanza Rai ha sfoderato tutte le sue doti nella trattativa sulle vicedirezioni. Una partita difficilissima: di fronte a sé aveva una destra agguerrita che già si era accaparrata tantissime poltrone di peso nella nuova Rai, ma non aveva intenzione di cedere neanche nella scelta dei vice. Ma grazie alla rete tessuta da Graziano alla fine il Pd piazza quattro donne e un uomo. Quasi doppiato il Movimento 5 Stelle, favorito in partenza ma che ha perso pezzi per strada portando a casa solo 3 posti da vicedirettore. I dem potranno contare su Elisa Anzaldo al Tg1, ma è stata riconfermata da Gian Marco Chiocci anche Costanza Crescimbeni, riferimento per i democrat. Anzaldo sostituisce la vicedirettrice uscente Maria Luisa Busi. È la conquista più sudata per il Pd, considerato che la giornalista è invisa al governo per le sue prese di posizione “antimeloniane”. L’altro colpo grosso di Graziano, coadiuvato da Sandro Ruotolo e Flavio Alivernini, riguarda Diego Antonelli che molto probabilmente sarà confermato come vicedirettore d’area a Rainews. Colpo messo a segno in chiusura di consiglio d’amministrazione. Il giro di nomine di Paolo Petrecca, confermato dai vertici meloniani, avrebbe dovuto tagliare fuori la sinistra dai posti di comando. Sembra invece che Antonelli possa restare al suo posto di vicedirettore di area con il controllo del sito dell’all news. La nuova dirigenza del Pd è più che soddisfatta anche per la competenza dei nomi che hanno ricevuto il via libera. Bottino molto più magro per i 5 Stelle. I vicedirettori piazzati alla fine sono stati soltanto tre: Senio Bonini al Tg1, Lucia Duraccio a Rai parlamento e Francesco De Vitis alla radio. Per la radio il Pd si assicura la nomina di Ilaria Sotis, gradita anche all’Usigrai. Buon sangue non mente. Le capacità di mediazione di Stefano Graziano hanno consentito ai dem di avere un’ampia e qualificata rappresentanza di vicedirettori. È tutta questione di dna politico.
Mario De Michele