L’Aventino al contrario, un inedito assoluto in Parlamento, con la maggioranza che lascia la commissione e fa passare un primo voto sul Mes delle opposizioni. E un secondo inedito, un Consiglio dei ministri rinviato, a sorpresa, per “sopraggiunti motivi personali” non meglio specificati della presidente del Consiglio. Non è stata la giornata migliore per Giorgia Meloni, alle prese anche con la grana del caso Santanché, con la ministra del Turismo pronta alle querele e il partito che le fa quadrato attorno. La premier, dice qualche ministro ha avuto modo di parlarle, sarebbe parecchio irritata dal polverone che si è alzato sul meccanismo europeo, ma anche da distinguo, tensioni e scivoloni che si ripetono in Parlamento tra i partiti della maggioranza. Tanto da farla sbottare, riferisce più di qualcuno, “avanti così e torniamo a contarci al voto”. Di certo il rinvio del Cdm, improvviso, non contribuisce a rasserenare gli animi. Anzi. Si racconta che Matteo Salvini non l’abbia presa affatto bene. Doveva essere il Consiglio dei ministri dell’annunciatissima riforma del codice della strada, che il ledaer della Lega va raccontando da settimane. Provvedimento che Salvini va comunque in serata a spiegare in Tv. In più, premier e vicepremier avrebbero discusso anche sulla nomina del commissario per la ricostruzione che in molti davano in arrivo in occasione della riunione di governo poi rinviata, proprio in concomitanza con il primo ok al disegno di legge quadro con le regole generali per gli interventi dopo le calamità. E non è la prima volta che i due si trovano in disaccordo sulla gestione post emergenza in Emilia Romagna e nelle altre aree colpite dalle alluvioni di maggio. La pura cronaca vede comunque la maggioranza trovare, a fatica e dopo numerosi contatti tra i capigruppo, una posizione unitaria sul Mes. Nessuno si presenta in commissione Esteri dove Pd, Iv-Azione e +Europa si votano da soli (con l’astensione di M5s e Avs), l’adozione del testo base che chiede la ratifica della riforma del Meccanismo europeo. La Lega, raccontano, sarebbe stata la più riottosa da convincere e tra le file di Fdi si rincorrono i sospetti sui rischi di sorprese se davvero il 30 giugno, come da calendario, si andrà in Aula. Proprio mentre Meloni sarà impegnata con il Consiglio europeo – di cui parla con Roberta Metsola che vede a Palazzo Chigi, insieme a Raffaele Fitto fino attorno alle 17.30, quando doveva esserci, in origine, la riunione del Cdm. Da Bruxelles si guarda “con attenzione” al dibattito italiano, fanno sapere intanto fonti europee. E non è un mistero che ci si attenda, alla fine, l’ok alla ratifica. Una soluzione cui parte della maggioranza sarebbe, raccontano, oramai rassegnata. Ma va costruita la giusta “narrazione”. Per questo si sta cercando di guadagnare tempo di rinvio in rinvio. Che succederà ancora non è chiaro. Si starebbe ragionando su varie exit strategy, dalla replica dell’assenteismo – “ingiustificato” per il Pd che parla di maggioranza “indecente”- ma sarebbe clamoroso in Aula, all’ipotesi di un qualche emendamento che rassicuri sul fatto che il Mes non sarà mai richiesto dall’Italia, magari ponendo condizioni specifiche come una maggioranza qualificata per l’ok all’accesso. Mentre alla Camera ci si arrovella sui diversi scenari, arriva la notizia del rinvio del Cdm. Che prima sembra slittare del tutto, tanto che i ministri smobilitano. Salvo poi essere richiamati perché ci sono leggi regionali in scadenza da valutare. Ma la premier, la difesa d’ufficio affidata al ministro Nello Musumeci in uscita da Palazzo Chigi, “ci teneva ad esserci” per dare il via libera alla ricostruzione e alla riforma del codice della strada. Quindi “ci ha chiesto la cortesia di rinviare”. Matteo Salvini ribadisce il suo no al Mes, definendo la lettera del capo di gabinetto del ministro del Tesoro Giorgetti “un parere tecnico”. “Ma gli italiani – ha affermato in serata a Porta a Porta – hanno scelto un governo politico. Questo non è il governo Monti o il governo Draghi. Questo è un governo politico che ha idee politiche. E politicamente continuo a ritenere che il Mes non è uno strumento utile al Paese”. Il vicepremier ha quindi aggiunto che “qualunque sia l’esito della votazione in Parlamento io da democratico rispetterò questa votazione. Ma personalmente ritengo che le strade per finanziare il nostro Paese siano altre”. “Con le emissioni dei buoni del Tesoro – ha proseguito quindi Salvini – il mio debito è in mano agli italiani. Il Mes è un meccanismo straniero, e non vorrei che i soldi dei risparmiatori italiani andassero a sostenere buchi da altre parti”.
Contromano
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