AVELLINO – La federazione irpina del Partito della Rifondazione Comunista sta mettendo in campo una rete autorganizzata di resistenza alla crisi e di condivisione delle pratiche di mutualismo tra le persone che perdono il lavoro.

La R@P (rete per l’autorganizzazione popolare) mette insieme la sperimentazione di pratiche di resistenza sociale e di sostegno ai conflitti ed queste pratiche, ben oltre le parole, possono rimettere insieme in basso quello che si è diviso in alto, poiché è nella materialità di una crisi sociale, ambientale, culturale, economica, ed alimentare, che si rimette insieme quello che ha frantumato la trasformazione neoliberista. La crisi è uno spazio costituente, in cui costruire un processo di aggregazione di forze cooperanti, di iniziative sociali che si federano in una chiara visione trasformativa della società. Uno spazio dove l’anticapitalismo, la demercificazione delle relazioni sociali e la difesa dei beni comuni sono lo sfondo sul quale riconoscersi. Un processo a spirale, auto costruito, che si sviluppa dandosi tempi e metodi propri. Il richiamo alle caracol zapatiste è forte e non è un caso che il simbolo del processo federativo che si propone, la Rete per l’Autorganizzazione Popolare (R@P), è la chiocciolin@ zapatista. Il punto d’incontro tra un sociale che si politicizza e il politico che si socializza può essere rappresentato, oggi più che mai, partendo da ciò che uno fa: dalle pratiche come spazio pubblico d’incontro e di verifica. Cooperando in basso si costruisce una relazione in cui si rompe la gerarchia tradizionale tra le diverse forme dell’agire, in cui ai comitati, alle associazioni, ai movimenti viene assegnato il compito di perseguire interessi particolari e, invece, ai partiti quello di coniugarli dentro un presunto interesse generale. Vogliamo rompere quella gerarchia: tutti pari e tutti uguali, dentro una rete come uno spazio aperto a tutti coloro che vogliono condividerlo: comitati locali, associazioni, movimenti, partiti che, a prescindere dalle forme in cui si organizzano, dai linguaggi che usano e dalle forme che praticano, si dimostrano utili nelle pratiche concrete e nelle lotte. Pratiche e lotte sono, infatti, le uniche discriminanti che danno piena legittimazione ai soggetti che intendono percorrere lo spazio aperto della R@P. Per questo mettiamo al centro del processo i bisogni reali delle classi popolari: con l’obiettivo di ricostruire un noi collettivo attraverso forme di solidarietà concreta, di vicinanza reale ai conflitti ed alle vertenze. Una rete che non rifiuti a priori l’interlocuzione con i livelli istituzionali, ma coniughi questo processo a nuove forme di rapporto e di sovranità popolare dentro la crisi della rappresentanza. Autorganizzazione, forme di auto al reddito, militanza sociale, mutualismo, autofinanziamento, coscienza di classe, beni comuni, parole dal significato profondo da intrecciare con la richiesta di diritti esigibili e i nuovi conflitti che la crisi apre in tutto il vecchio continente, sul versante democratico, del lavoro, dell’ambiente, della conoscenza. Parole queste che richiedono di essere riprese, ripensate, ripraticate. La sfida della R@P, dentro una tensione che obbliga ad una discussione non semplice sulla storia della sinistra, è nel suo voler essere – e rimanere – risorsa aperta per le classi popolari, con pratiche utili di solidarietà che tengano coerentemente insieme quello che si dice con quello che si fa con linguaggi semplici e modalità replicabili, con avversari comuni contro cui lottare. La R@P vuole mettere insieme dalle vertenze operaie alle comunità agricole che si sottraggono alle logiche di mercato, dalle vertenze sulla casa, a partire dall’annosa questione dell’abusivismo negli alloggi popolari, al tentativo di unificare le lotte su questa provincia, e diventerebbe una struttura stabile in cui ognuno potrà portare la sua esperienza e la sua idea, basata sulla democrazia partecipativa e senza spartizione di quote o altro ma con un metodo di gestione condiviso. Daremo vita nei prossimi giorni ad una assemblea pubblica con gli aderenti per aprire uno squarcio inedito sulla crisi e i suoi risvolti sociali, e per cominciare a ricostruire un tessuto di opposizione per rivoltare le politiche di austerity che ci stanno imponendo e cogliere l’opportunità della crisi per trasformare la società, limitare il mercato e ampliare i diritti.

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