È sacrosanta la richiesta di “un’obiettiva analisi del voto di fronte alla città” avanzata da alcuni “sostenitori ed elettori di centrosinistra” alle comunali di Aversa. Ma la disamina, ci sia consentito, dovrebbe articolarsi non solo nell’alveo dell’obiettività ma anche nel perimetro della politica, altrimenti si commette il solito errore del mondo sempre più rarefatto dei radical chic: quando si sbaglia la colpa è sempre di qualcun altro, quando si perde idem. I primi firmatari Giuseppe Caianiello, Luca de Rosa, Daniela Borrini, Franco Della Volpe, Elena Donadio, Annagrazia Rambone e Filippo Cantile di un documento, che non sappiamo da chi altri sia stato sottoscritto, chiedono “una serena e obiettiva analisi del voto”. “Dibattito e discussione assolutamente non più rinviabili. Pena – si rimarca – l’ulteriore indebolimento politico ed elettorale delle forze del centrosinistra e il rafforzamento delle convinzioni di chi si astiene e si è già astenuto”. Benissimo. I firmatari sciorinano i numeri usciti dalle urne. Ed elaborano la loro “obiettiva analisi del voto”. “La coalizione di centrosinistra – si legge nel documento – esce sconfitta da questa tornata elettorale. Le 5 liste che formavano la nostra coalizione hanno raccolto il 21% con 5.608 voti. Il candidato sindaco, invece, 5.885 (277 voti in più) che non sono risultati sufficienti per andare al ballottaggio. Un vero peccato, perché l’obiettivo del 25% per accedervi sarebbe stato sicuramente alla portata del centrosinistra. La differenza è stata di soli 1.000 voti (Farinaro 6.900)”. Prima “obiettiva” analisi: “La scelta tardiva del candidato sindaco, maturata a sole poche ore dalla presentazione delle liste e dopo mesi di estenuanti e rissose trattative, ha dimostrato di essere una scelta convincente per l’elettorato poiché è riuscita a superare nei numeri i consensi delle liste di tutta la coalizione”. Già dando un’occhiata fugace ai numeri forniti dai sopraelencati “sostenitori ed elettori di centrosinistra” è facile notare che “l’obiettiva analisi del voto” è un nobile proponimento smentito sul nascere. Non è vero che Mauro Baldascino (mai citato nel documento, sic!) ottiene 277 voti in più delle liste di centrosinistra. Per la precisione, quando si parla di numeri è una condicio sine qua non, ne incassa 247 in più. È inoltre falso che l’Innominato Baldascino sia stato staccato da Antonio Farinaro, andato al ballottaggio con Franco Matacena, di “soli 1.000 voti”. Il divario tra il candidato sindaco di centrosinistra e quello di centrodestra è di 1.131 preferenze. Su mille voti un errore di 131 preferenze non è affatto trascurabile. Basti pensare che per circa 120 schede Matacena non ha vinto al primo turno. Passiamo alle percentuali. Il manzoniano Baldascino viene premiato da 5.855 preferenze, pari al 21.6%, a fronte della coalizione che ne porta a casa 5.608 (21.2%). Prima considerazione: il gap tra il professore e l’avvocato è di ben 4.2 punti percentuale. Un’enormità. Mica lo zero virgola. Non solo. Baldascino porta un valore aggiunto di appena 0.4% rispetto al suo raggruppamento, mentre Farinaro prende l’un per cento in più della sua coalizione. In termini pratici, cioè politici, Baldascino ha “tirato” meno di Farinaro. I “sostenitori ed elettori di centrosinistra” devono partire dai numeri “veri” altrimenti l’analisi del voto non è obiettiva.

UN ETTO DI POLITICA E UN PREOCCUPANTE STRABISMO

L’attenzione dei firmatari del documento si sposta sui risultati delle liste. In questo caso non si segnalano errori numerici. Ma uno strabismo politico che richiederebbe l’intervento urgente di un oftalmologo bravo e l’ausilio di un ottico di primissimo livello. L’occhio dei “sostenitori ed elettori di centrosinistra” si sofferma sui dati del Partito democratico e su quelli del Movimento 5 Stelle. I dem si fermano al 7.35%, i pentastellati calano al 3.96%. Risultati negativi, ci mancherebbe, ma che sommati rappresentano la metà del consenso ottenuto da Baldascino. “L’esito negativo – sostengono invece i firmatari del documento – è stato determinato purtroppo dalla oggettiva inconsistenza delle liste, in pratica dei gusci vuoti. In particolare quelle dei due partiti nazionali, PD e M5S, che avrebbero dovuto invece essere trainanti per l’intera coalizione. Il M5S è crollato nei consensi in città dal 26% delle concomitanti elezioni europee a uno scarso 4% delle comunali. Dei circa 1.000 voti alla lista, poi, meno della metà (487) risultano avere preferenze espresse per i candidati. Nella lista di un PD ridotto a 1.945 voti, un misero 7%, ci sono stati tanti candidati, il 50% praticamente, con zero o poche unità di preferenze”. E ancora: “Circa il 50% dei candidati delle 5 liste hanno raccolto in termini di preferenze zero ovvero qualche unità di preferenze. Un fatto oggettivamente offensivo per la democrazia e nei confronti dei propri elettori. Nella stessa lista del PD le preferenze si sono tutte polarizzate su soli 4 candidati (su 24) che da soli hanno raccolto il 75% dei voti. Una lista quindi non costruita per massimizzare il consenso dei cittadini, con 24 candidature che parlassero alla città, ma di fatto solo 4 candidature, in campo per una competizione tutta interna al partito”. A questo punto Caianiello, de Rosa, Borrini, Della Volpe, Donadio, Rambone e Cantile si arrampicano sull’aritmetica in modo spericolato: “Questi i numeri, nella loro oggettività, scevri da qualsiasi opinione di parte. Sarebbero bastate solo altre 3 candidature di spessore (qualche ex amministratore o ex consigliere) – una forbice tra 500, 1000 voti nel sottrarre e aggiungere – per permettere al nostro candidato sindaco di raggiungere agevolmente il ballottaggio”. Togli un etto di qua, mettilo là, aggiungi… La salumeria della politica. Ma torniamo alle liste del centrosinistra. La Politica che Serve registra un ottimo risultato con 1.769 voti, pari al 6.69%. Mentre i veri gusci vuoti (altro che Pd e M5S!) sono Aversa Progressista, che con due co-presentatori (Carmine Palmiero e Gabriele Vedova), ottiene nientepopodimenoché 559 preferenze volando al 2.11%. Meglio ancora fa Centro Democratico che con 287 voti supera abbondantemente l’1%. Per un destino beffardo Aversa Progressista e Centro Democratico sono le due liste più dichiaratamente pro-Baldascino. Ergo, Baldascino perde per colpa delle sue liste. Ergo bis, Baldascino perde per colpa sua. Considerazione politica del documento. “Già dalle prime reazioni pubblicate sul web e sui giornali da parte dei protagonisti interni ai partiti, ci pare di poter dire che il tempo si sia fermato allo scioglimento del consiglio comunale e agli stessi motivi che hanno determinato la scelta tardiva del candidato sindaco e la presentazione di liste così poche competitive, con così pochi effettivi candidati, finalizzata esclusivamente alla lotta tra fazioni presenti al loro interno”. Ecco la chiave di lettura dei soliti, stantii radical chic: quando si sbaglia la colpa è sempre di qualcun altro, quando si perde idem. Inutile continuare a discutere. Facciamo così: chi ha perso ha vinto, chi ha vinto ha perso. È un’obiettiva analisi del voto. All’incontrario.

Mario De Michele

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui