
Il giorno prima, nel lunedì nero di un’assise destinata a restare negli annali amministrativi di Aversa, è stata sfiduciata da assessore all’Ambiente dai tre quarti del consiglio comunale: 19 voti contro, soltanto 6 a favore. Il giorno dopo, ieri, Olga Diana ha partecipato in video conferenza alla giunta come se nulla fosse, come se il chiaro pronunciamento del civico consesso si potesse archiviare alla voce “incidente di percorso”. Una pietra di inciampo da scansare con un dribbling in una patetica partita tra scapoli e ammogliati arbitrata da un Franco Matacena sempre più nudo davanti alla città, sempre più incapace di assumere la leadership di una coalizione allo sbando. In due giorni il sindaco e la sua pseudo-maggioranza hanno svuotato l’intera dispensa della credibilità. Sullo scaffale della serietà non sono rimaste neppure le briciole. E di questo passo non è necessario scomodare l’oracolo di Delfi per vaticinare l’imminente esito catastrofico di un’esperienza politico-amministrativa nata male e proiettata a finire peggio. Dopo 6 ore e mezza di assemblea consiliare si è consumato in un clima surreale il massacro di Diana. Al termine della votazione sulla mozione di sfiducia, presentata dall’opposizione su spinta del dem Marco Girone, dall’urna è uscito un dato incontrovertibile: il 76% del consiglio ha bocciato inesorabilmente l’assessore. Numeri alla mano, 10 membri della coalizione civica hanno decretato la “morte” di Diana, caduta esanime sotto i colpi del fuoco amico.

In qualsiasi altro comune civile e democratico del mondo la fascia tricolore si sarebbe dimessa in tempo reale, oppure avrebbe azzerato l’esecutivo o quantomeno avrebbe aperto in diretta streaming la crisi di governo. In assise invece si è assistito ad uno psicodramma tragicomico. Dopo la conta dei voti, la sfiduciata Diana ha ringraziato Matacena, visibilmente in tilt, per il risultato e poi ha abbandonato l’aula sbattendo la porta. A ruota gli esponenti di Aversa Azzurra se ne sono andati in segno di protesta sulle parole al veleno di Luigi Dello Vicario: “Vergognatevi, è una sfiducia al sindaco”. L’unico a rimanere glaciale da far paura il presidente Giovanni Innocenti, come uno squalo quando sente l’odore del sangue. Lui e il vicesindaco Alfonso Oliva hanno azzannato la preda senza pietà con l’aiuto di Noi Aversani, Immagina Aversa e il Centro per Aversa. Per una volta Dello Vicario senior ha pienamente ragione: la principale vittima del blitz in consiglio è senza ombra di dubbio il sindaco, che ha votato contro la decapitazione di Diana. Se Matacena non l’ha capito vuol dire che la politica non è arte sua. Se l’ha compreso e pensa di ignorare la debacle significa che considera il comune alla stessa stregua di un circolo ricreativo. Ridurre l’amministrazione a luna park per bambini bizzosi è davvero troppo.

In questo quadro la posizione più deleteria è quella assunta da Federica Turco. Pur di “uccidere” l’assessore all’Ambiente, il capogruppo dei sagliocchiani, considerata la più vicina a Matacena, ha di fatto sferrato una sprangata letale alla fascia tricolore. Se anche lei spera nella quiete dopo la tempesta confonde la poesia con la politica. Non a caso un ulteriore segnale di disfacimento amministrativo è la partecipazione di Diana alla giunta di ieri. Il sindaco non ha avuto nemmeno la forza di sussurrare all’assessore di fresca sfiducia di non prendere parte all’esecutivo per motivi di opportunità. Un altro incredibile smacco. Nel giro di 48 ore Matacena ha preso più montanti e jab di un pungiball. È stato delegittimato e si è delegittimato da solo. Dal canto suo Olga Diana suscita tenerezza con la tattica del tirare a campare. Già molto prima dell’ingresso in aula avrebbe dovuto consegnare le sue deleghe nelle mani del primo cittadino. Continuare il braccio di ferro dopo essere finita rovinosamente al tappeto in assise non ha alcun senso. Dovrebbe chiedere conto del disastro alla deputata di Forza Italia Annarita Patriarca, sua sfegatata sponsor. Le mosse della parlamentare si sono rivelate tutte sbagliate. Per non parlare del corollario di telefonate durante il civico consesso ai consiglieri di maggioranza e minoranza quando la frittata era in pentola.

Sotto il cielo regna il caos, insomma. E dire che non c’è stata ancora la controffensiva di Aversa Azzurra. Gianpaolo Dello Vicario e company non resteranno alla finestra per molto. Non sono dalla parte del torto. Il gruppo è salito da 2 a 4 membri. È più che legittimo chiedere maggiore visibilità in giunta. L’attendismo è finalizzato a tenere sulla graticola Matacena e Innocenti. Se il sindaco non revocherà le deleghe a Diana, il numero uno di Aversa Moderata posizionerà sul campo di battaglia carrarmati e cannoni di lunga gittata. Stavolta l’arsenale di guerra sarà direzionato sul primo cittadino. Nessuno vorrebbe essere nei panni di Matacena. Ma c’è poco da compatirlo. Se l’è proprio cercata.
Mario De Michele












