Giovedì sera, 25 maggio 2017, presso l’hotel Europa di Caserta, la locale sezione PD ha voluto organizzare un momento di “confronto” con la cittadinanza sul tema del biodigestore anaerobico per il quale è stato realizzato e consegnato uno studio di fattibilità proprio nello stesso giorno del convegno. Ha presieduto l’incontro il Segretario cittadino Enrico Tresca che, in una conferenza di quasi due ore, ha dato la parola a diversi relatori: il senatore Franco Mirabelli, l’Assessore all’ambiente del Comune di Caserta Franco De Michele, al professor Paolo Pedone direttore del Distabif dell’Università della Campania, al Presidente del Consiglio comunale di Caserta Michele De Florio, alla senatrice Rosaria Capacchione, al Sindaco Carlo Marino ed all’on. Chiara Braga, componente PD della Commissione Ambiente alla Camera. Si è trattato di un coro ad una sola voce: il PD, sezione di Caserta, e tutti i relatori hanno affermato e ribadito, per fare chiarezza alla cittadinanza intervenuta, che un biodigestore a Caserta è assolutamente necessario perché fa risparmiare ai cittadini sul costo del trattamento dell’umido, che oggi è a livello di 180 euro a tonnellata, riducendolo a circa 50 euro per tonnellate, se viene realizzato il biodigestore di Caserta. Addirittura, l’Assessore De Michele, ha scaltramente fatto notare che, se agli altri comuni circostanti si fosse applicata una tariffa maggiorata, tipo 90 euro a tonnellata, i cittadini casertani avrebbero addirittura pagato zero per lo smaltimento del proprio rifiuto umido, insomma un vero affare per la città di Caserta! Si è, ancora sottolineato che l’impianto, progettato secondo la migliore tecnologia di settore e da progettisti scelti con una gara internazionale, si realizzerà (sono pronti a metterlo per iscritto) come opera “totalmente pubblica”, in modo da rompere, finalmente, i “meri interessi imprenditoriali e personali” dei privati che attualmente gestiscono lo smaltimento del rifiuto organico (in sostanza, si sottrarrebbe al privato la volontà speculativa – forse legittima per un soggetto privato – per sostituirla con una nuova formula speculativa, con marchio pubblico!!). Non è vero che il nuovo impianto avrà un impatto paesaggistico negativo perché sarà “nascosto” dietro altri edifici industriali esistenti, né è vero che si avrà un impatto negativo sul traffico locale dovuto ai camion che trasportano i rifiuti organici al biodigestore perché si tratterà di una decina di autocarri al giorno che, comunque, circolerebbero nelle strade della regione per portare i rifiuti organici fuori regione (ndr. ma la differenza sta proprio nel fatto che col biodigestore a Ponteselice, il traffico convergerebbe tutto in quell’area). Poi, ci è stato riferito che è assolutamente necessario costruire questo tipo di impianto per completare il ciclo di trattamento del rifiuto organico nella regione ed evitare le pesanti sanzioni europee applicate ad alcune regioni italiane, Campania inclusa, non dotate di impiantistica adeguata. Senza contare, l’apporto significativo all’economia casertana indotto da un impianto del genere ( circa 40 addetti, a pieno regime). Un vero e proprio “mare magnum” di saggezza “riversato” su un pubblico paziente, attento, ignorante e bisognoso di essere erudito. Dopo l’intervento dell’ultimo oratore, l’on. Braga, il moderatore Tresca ha ringraziato i presenti e chiuso frettolosamente il convegno. A questo punto, purtroppo, qualcuno dei pochi uditori rimasti nella sala ha alzato vivaci proteste contro la pretesa di porgere pillole di presunta verità senza ammettere nemmeno l’ombra di una civile e democratica dialettica con i cittadini presenti, dal momento che lo scopo del convegno era, come più volte dichiarato dagli organizzatori, di favorire il dibattito e la condivisione con la cittadinanza. E’ stato, quindi, concesso, a due presenti che ne hanno fatto richiesta di intervenire. E’ quindi stato affermato che non si vuole essere contro a tutti i costi, anzi, si ritiene indispensabile intervenire sulla razionalizzazione del ciclo dei rifiuti con impiantistica adeguata e tecnologicamente avanzata. Ma è stato contestato il ricorso a “mezze verità”, tutte accettabili se prese singolarmente ed avulse dal contesto specifico, ma inaccettabili se completate dall’altra mezza verità taciuta. È, infatti, vero che il biodigestore costruito a Caserta farebbe abbassare il costo del trasferimento e smaltimento dell’umido da 180 a 50 euro per tonnellata, ma è altrettanto vero che lo stesso risparmio si avrebbe anche se si costruisse l’impianto in altro comune della provincia di Caserta (tantissimi comuni della provincia sono in competizione con Caserta per ottenere il finanziamento di un impianto analogo). L’altra obiezione avanzata, riguarda la tipologia dell’impianto di biodigestione anaerobica: per quanto di tecnologia avanzatissima, gestito e manutenuto al massimo livello di perfezione, si tratta pur sempre di un “impianto insalubre di prima classe”, vale a dire di un impianto che reca intrinsecamente dei rischi (anche remoti) per la salute delle popolazioni e delle attività insediate nelle immediate vicinanze. Il vigente Testo Unico delle leggi Sanitarie prescrive che tali impianti vengano realizzati “lontano dai centri abitati”. Nel nostro caso, sia che si realizzi a Ponteselice, o a Lo Uttaro, si tratta sempre di una ubicazione posta al centro della più forte conurbazione della provincia di Caserta, che ospita complessivamente oltre 200 mila residenti, la Reggia di Caserta, il costruendo Policlinico e le speranze di sviluppo futuro di questa importante conurbazione! Ci sembra banale buon senso affermare che il rischio non può essere governato: esso è imprevedibile e, quasi sempre, al di fuori della capacità umana di controllo. Un terremoto, un incendio, un errore umano, o qualsiasi altro evento, possono sempre provocare la perdita di controllo sull’impianto con fuoruscita di sostanze inquinanti presenti nelle diverse fasi del processo di biodigestione anaerobica. Allora, un elementare principio di prudenza vuole che impianti del genere vengano realizzati laddove ci sono le condizioni giuste, ovvero in aree a scarsa o scarsissima densità abitativa.

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