SANTA MARIA CAPUA VETERE- Diciotto giudici togati e dieci giudici onorari in più; personale amministrativo incrementato di sessanta unità; una stima di venticinquemilaquattrocento procedimenti civili e diecimilaseicento procedimenti penali aggiunti; una sopravvenienza annua di ottomila procedimenti civili e duemilacinquecento procedimenti penali.


Sono i numeri del riordino della geografia giudiziaria per quel che riguarda il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, così come esposti dalla presidenza dello stesso tribunale all’amministrazione comunale. Numeri che giustificano una richiesta di altri diecimila metri quadrati per accogliere gli uffici e gli archivi provenienti dalle sezioni distaccate che saranno trasferite a Santa Maria Capua Vetere.

“La realtà – spiega il sindaco Biagio Di Muro – è questa. Visto che alcuni esponenti della minoranza fanno demagogia sul trasferimento di una parte delle competenze del tribunale sammaritano a Napoli Nord, al quale questa amministrazione si è opposta con decisione insieme a una fetta (peraltro esigua) delle forze di opposizione, mi è sembrato doveroso, per amore della verità e per il rispetto che si deve ai cittadini, mettere un punto fermo alla polemica strumentale. Allora sia chiaro che il tribunale non va via, come sostiene qualcuno. Il tribunale resta a Santa Maria Capua Vetere, con una competenza territoriale modificata per decisione del governo nazionale attuale e dei due che lo hanno preceduto (a partire dall’allora ministro Nitto Palma, leader regionale del Pdl). Il carico di lavoro e l’organico di giudici e personale amministrativo sarà addirittura incrementato, in virtù dell’accorpamento delle sezioni distaccate, tanto che sarà necessario reperire altri spazi per gli uffici giudiziari. Su questo l’amministrazione comunale ha raccolto la sfida e si sta già impegnando, di concerto con i vertici della giustizia, per individuare le migliori soluzioni sul territorio cittadino. A Santa Maria Capua Vetere, stia pur tranquillo il consigliere Valiante, restano la nostra storia, la nostra cultura e la nostra dignità. Sulla sua, francamente, non siamo pronti a scommettere”.

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