Un gioco al massacro. Che neanche la batosta elettorale ha posto fine. Nel Pd casertano prevale la logica delle correnti e dei personalismi. E la resa dei conti si avvicina. Anzi, è già iniziata. A partire dalle parlamentarie la geografia interna è molto mutata e le aree si sono scomposte. E se si continua così rischiano di decomporsi.

Da un lato, c’è la pattuglia che si riconosce nella nuova alleanza Graziano-Abbate; dall’altro, ci sono i caputiani e i renziani di Marino. In mezzo un nutrito gruppo di battitori liberi, tra cui Lucia Esposito, Camilla Sgambato e i fratelli Cappello. Poi ci sono i Giovani democratici che nell’ultima direzione hanno assunto una posizione forte e chiara: via tutti i dirigenti provinciali per aprire la stagione del rinnovamento.

Al centro del ring si trova Ludovico Feole, che col passare dei giorni sembra un boxer che prende pugni da tutte le parti. Ma nonostante tutto si ostina a non andare a tappeto. Feole non molla. E questo induce le componenti anti-Caputo e anti-Marino a inasprire la guerra. Al segretario facente funzione è stato chiesto di convocare un tavolo con tutti i candidati alle Politiche, allargato alle figure istituzionali più importanti. Da solo non può più gestire il partito.

Un primo risultato è stato ottenuto: la direzione fissata da Feole per l’11 marzo non si terrà. Ma il problema vero non è il segretario facente funzione. Con tutto il rispetto per Feole, se il Pd si arenasse per colpa sua significherebbe che ormai siamo di fronte a un partito morto e sepolto. La vera questione politica è un’altra: è difficile, forse impossibile, mettere attorno allo stesso tavolo Graziano, Abbate, Caputo e Marino. Con questo scenario si profila un’ipotesi ancora più nefasta per un Pd che si avvia prepotentemente verso i numeri relativi: il commissariamento della federazione.

Qualcuno infatti starebbe giocando sporco proprio per rendere inevitabile una soluzione del genere. Che sarebbe una catastrofe, anche alla luce della passata stagione commissariale. Tutti negano questo epilogo. Ma non tutti stanno lavorando per scongiurarlo. Anzi. I tatticismi e i veti incrociati tendono proprio a buttarla per le lunghe per poi dire: non c’è altra strada che il commissariamento.

E questa ipotesi, nella speranza che diventi realtà, è già stata prospettata e perorata a Napoli e a Roma da qualche esponente di spicco del Pd casertano. Già circola infatti il nome del commissario “ideale”: Rosaria Capacchione.

A chi gioverebbe una soluzione di questo tipo? Forse a chi vuole rafforzare la propria posizione in vista del congresso provinciale e, nel contempo, indebolire l’area Caputo-Marino, che d’altro canto non sembra per nulla disposta a mollare le redini del partito.

Insomma, un gioco al massacro. Anzi, un gioco ancora più congeniale al Pd casertano, quello del tanto peggio, tanto meglio.

Mario De Michele

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