“Un po’ di silenzio, è una cosa importante: abbiamo scelto Mario Vozza come candidato sindaco di Orta di Atella”. Commento: “Bene, è in gamba”. Risposta: “Sì, ma non ha neanche un voto”. Controcommento: “Stiamo a posto!”. Quel che resta del centrosinistra non sa a che santo aggrapparsi. Vincenzo Gaudino ha lasciato macerie. Abbozzare una coalizione a guida Riformisti e Democratici è impresa ardua. Dopo il tradimento di Gianfranco Piccirillo, un habitué, e quello di Antonino Santillo, risucchiato nel vortice della “grande coalizione”, Gennaro Oliviero guarda con disincanto alle comunali ortesi. Il presidente del consiglio regionale si è sempre opposto al siluramento di Gaudino. Fu lui a salvare l’allora capo dell’amministrazione dal primo tentativo di spallata di una parte dem. Non si sta scomponendo più di tanto in vista del voto del 14 maggio. Quasi per dire: “Fate voi, ma non fate altri guai”. Non a torto Oliviero a defilarsi. La lista Riformisti e Democratici, che contava su ben 5 consiglieri comunali, si è andata via via sfilacciando. A minare gli equilibri l’insaziabile fame politica di Piccirillo che non ha perso né il pelo né il vizio di chiedere, chiedere, chiedere. Al punto che anche Gaudino, che pure gli aveva concesso tanto, disse: “E mo’ basta!”. E chiese un intervento bis a Oliviero. Che Piccirillo tradì senza pensarci su due volte con la prospettiva, con tanto di “garanzie”, di rientrare dalla finestra della “grande coalizione”. Un salto della quaglia da suscitare disgusto in Luca Mozzillo e Salvatore Tessitore. “Al prossimo giro restiamo a casa”, avrebbero confidato i due alla loro cerchia. Poi ci hanno ripensato.

Mario Vozza e Carmine Vozza

Chi candidare? Si sono guardato attorno. Solo deserto. Da qui la carta Mario Vozza, ragazzo perbene ma con due difetti: zero consenso e parentela con Carmine Vozza, consenso meno di zero. Lo zio è malvisto in città. Ha sempre avuto dalla politica. Mai dato nulla in cambio alla comunità. Non offre un caffè nemmeno sotto la minaccia dei mercenari della Wagner. Quelle poche volte che è stato costretto si è “intossicato” la settimana. A volte anche due. La grande incognita è lui: troppo ingombrante per il nipote che gli vuole un sacco di bene. Troppo legato ai giochi di palazzo e di potere. E soprattutto troppo impopolare. Su Mario Vozza nulla da dire. Può capeggiare quel che resta del centrosinistra. Commento: “Bene, è in gamba”. Risposta: “Sì, ma non ha neanche un voto”. Controcommento: “Stiamo a posto!”.

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