Ormai siamo ben oltre la fecondazione assistita. In vista delle comunali di Aversa non si contano più le sigle nate in provetta. La sala operatoria è aperta h24. E di questa lena ci saranno più partiti e movimenti civici che elettori. Ha rotto gli argini l’autoreferenzialità di quella che dovrebbe essere la classe dirigente normanna. Un continuo parlarsi addosso all’insegna di un tatticismo becero e poltronaro. Mentre fuori dalle stanze della pseudo-politica i cittadini sono considerati come un gregge che volente o nolente si recherà diligentemente alle urne. Se poi l’asticella dell’astensionismo sfiorerà le nuvole che sarà mai, l’importante è vincere, anche con una manciata di voti. Al proliferare di gruppi e gruppetti si affianca la totale mancanza di proposte. Nessuno spiega la sua idea di città. Si parla soltanto di alleanze e candidati sindaco. Addirittura si indicano già i criteri per la futura fantomatica formazione della giunta. Una marea di politicanti avvolti in una gigantesca bolla cognitiva. A differenza del Parlamento dove il centro è più un punto geometrico che un luogo politico, ad Aversa i centristi, così si autodefiniscono, la fanno da padrone. Il centro normanno è come una matrioska. Ci vorrebbe una giornata per elencare da chi è composto. Da quanto è emerso finora, da prendere con le molle, la coalizione potrebbe affidare lo scettro di leader della coalizione a Franco Matacena, presidente dell’ordine dei commercialisti di Napoli Nord. Poi c’è la destra che guarda al centro.

Alfonso Oliva e Marco Villano

In quel campo Alfonso Oliva di Fratelli d’Italia sta creando scompiglio. Ha dichiarato di voler fare un passo indietro ma in realtà il suo vero obiettivo è candidarsi a sindaco del centrodestra. La sua strategia è debole e prevedibile: ha avviato un gioco al massacro sul nome del timoniere della coalizione nella speranza di bruciare tutti i possibili pretendenti per poi spuntare lui. Per sbarazzarsi di Antonio Farinaro, ex presidente del consiglio comunale, ha proposto le candidature di Nicla Virgilio e Sergio Di Meo. Il vero obiettivo è l’eliminazione di tutti e tre. E di chiunque altro ambisse a guidare il centrodestra. Alla fine in campo resterebbe soltanto lui. Ed ecco fatto: la scelta cadrebbe su Oliva. Gli altri si faranno gabbare? È molto improbabile. Ma l’esponente di FdI ci proverà fino in fondo. Sul versante del centrosinistra la linea è tracciata: campo largo. Calare questa soluzione su Aversa è complicato. Pd, M5S e Azione sono della partita, ma senza l’alleanza con almeno una porzione consistente del centro la ricetta sarà perdente. L’unico che potrebbe creare le condizioni per allargare il campo è il dem Marco Villano.

Alfonso Oliva

Ma come sempre proprio il Pd di Aversa rappresenta il primo ostacolo. Il commissario Eugenio Marino sta lavorando a un campo larghissimo sul modello dell’Abruzzo. La coalizione dovrebbe inglobare da Italia Viva a Sinistra Italiana e Verdi passando per Pd e pentastellati. Un raggruppamento che difficilmente attirerebbe movimenti e gruppi moderati. Marino, anche sul candidato sindaco, avrebbe una prospettiva alternativa a Villano. Vorrebbe ricandidare il primo cittadino uscente Alfonso Golia, per ora appoggiato soltanto dalla Politica che serve. Ma se il nome del Pd fosse quello dell’ex fascia tricolore tutti i centristi, o quasi, direbbero “no, grazie”. Queste le alchimie politiche, in attesa che qualcuno fuoriesca dalla bolla cognitiva e inizi a parlare della e alla città.

Mario De Michele

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