Un colloquio di un’ora a tutto campo dove ha trovato molto spazio anche il delicato tema della giustizia. All’ordine del giorno c’è la riforma Nordio, che è in arrivo in Parlamento. Ma sullo sfondo anche le tensioni con una parte della magistratura. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si sono confrontati al Quirinale, allo studio alla vetrata, dopo il Consiglio supremo di difesa. La maggioranza parla di un incontro “senza tensioni” e dal Quirinale viene assicurato che il faccia a faccia “è stato cordiale, costruttivo”. Rassicurazioni convergenti, quasi contemporanee, che negli ambienti parlamentari di maggioranza e opposizione qualcuno ha interpretato come excusatio non petita. I casi Delmastro, Santanché e La Russa sono spinosi per i rapporti di governo, per quelli interni alla maggioranza e per quelli fra governo e toghe. Mattarella è presidente del Consiglio superiore della magistratura e segue con attenzione le vicende. Non a caso, nei giorni scorsi ha ricevuto al Quirinale la prima Presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, e il Procuratore Generale della Corte, Luigi Salvato. La riforma della Giustizia attende il via libera del presidente per l’invio alle Camere. La firma ci sarà – rimarcano fonti della maggioranza – e spetterà poi a Camera e Senato affrontare i nodi. Il Quirinale sarà poi chiamato a una nuova verifica prima della promulgazione. In questa logica, si racconta sempre in ambienti parlamentari, il capo dello Stato avrebbe sondato la premier per capire fino a che punto ci sia una disponibilità ad aprire un confronto con le toghe su alcuni punti del ddl. La posizione della premier è chiara, confermano fonti dell’esecutivo, è quella ribadita a Vilnius, dove ha criticato il modo con cui Santanché ha saputo di essere indagata e l’imputazione coattiva contro Delmastro, ribadendo poi la volontà di procedere con la separazione delle carriere. Più sfumata la posizione sul concorso esterno in mafia. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha parlato di rimodulazione. Ma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha frenato: “Non è un tema in discussione, il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità”. Mantovano si è mostrato però preoccupato da una sentenza della Cassazione che “ha rivisto il concetto stesso di criminalità organizzata”, “creando allarme nei tribunali” perché vengono messe in discussione “le aggravanti speciali, i benefici penitenziari e così via”. Su questo, quindi, i giudici “dovranno fare chiarezza”. Un tema su cui il governo potrebbe intervenire anche con un decreto, si ragiona in ambienti ministeriali. Preoccupano gli effetti che le indagini possono avere sul governo. Ma Meloni – viene spiegato da fonti qualificate di governo – avrebbe parlato di un’estate di stabilità, senza scossoni, per aprire a settembre il percorso della Finanziaria. Un modo per dire – si ragiona in alcuni settori della maggioranza- che non ci dovrebbero essere a breve cambiamenti nella squadra di governo. Così come la presidente del Consiglio avrebbe rassicurato Mattarella, che segue con una certa preoccupazione il percorso e i ritardi nelle tranche del Pnrr. Sul tavolo, anche i temi appena dibattuti nel Consiglio supremo di diesa: “la ferma condanna dell’aggressione operata dalla Federazione Russa e il sostegno all’Ucraina nella sua difesa contro l’invasore”, l’esigenza “di assicurare allo Strumento militare, anche con finanziamenti adeguati, in linea con i requisiti definiti dall’Alleanza Atlantica, la capacità di operare”. E la questione immigrazione: l’Italia intende “assumere una forte iniziativa per richiamare l’attenzione piena dell’Unione europea e della Nato sull’Africa”.