“L’Anm ha assunto una posizione di totale chiusura corporativa rifiutando ogni dialogo in merito alle riforme che modifichino lo status quo, affermando una sorta di “metafisica del processo” nella quale l’unitarietà delle carriere costituirebbe, come si legge nella mozione finale dell’ultimo Congresso, addirittura un dato “ontologico” Insomma una sorta di “dogma”. E’ quanto afferma l’avvocato Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle Camere Penali commentando la riforma della giustizia approvata ieri dal Consiglio dei Ministri. “Noi più laicamente riteniamo che come ogni riforma anche questa debba essere oggetto di un confronto politico laico, aperto e democratico, proprio perché la legge non ha nulla di rivelato ed è sempre correggibile. Cercheremo di spingere perché questa riforma segua il suo corso con rapidità”, aggiunge Petrelli che sul tema della ‘costituzionalizzazione’ del ruolo della avvocatura aggiunge: “l’Unione delle Camere Penali ha sempre ritenuto che la funzione dell’avvocato penalista trovi il suo baricentro costituzionale e la sua più piena tutela e valorizzazione proprio nell’art. 24 che afferma la ‘inviolabilità del diritto di difesa’. E’ sulla inviolabilità della funzione difensiva che occorre agire affinché ne sia effettivamente tutelato l’esercizio, a garanzia delle libertà di ogni cittadino. E’ nelle norme poste dal Legislatore a presidio di quella funzione e nella cultura che le circonda che si misura il rispetto per l’avvocatura”. Casciaro: ‘Dalla riforma un deficit di garanzie per i cittadini’ – “Nella riforma della giustizia messa in campo dal governo di Giorgia Meloni, con tanto di separazione delle carriere, non vedo nulla di positivo per i cittadini, anzi c’è un deficit di garanzie, e il Csm uscirà depotenziato nel suo tono costituzionale. La riforma non è emendabile, e la magistratura tutta è unita nel contrastarla”. Queste a grandi linee le principali critiche al provvedimento espresse dal segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Salvatore Casciaro, dopo che ieri, con l’approvazione della riforma da parte del Cdm, il ‘sindacato’ delle toghe non ha escluso di indire uno sciopero. A decidere le iniziative da mettere in campo, spiega Casciaro, saranno però innanzi tutto le assemblee distrettuali e poi il 15 giugno si riunirà il ‘parlamentino’ dell’Anm che assumerà le conseguenti decisioni. La data cade una settimana dopo le elezioni europee, ma Casciaro, a prescindere dal passaggio elettorale, auspica che “vi possa essere un ripensamento fondato sulla bontà nel merito delle nostre critiche e osservazioni alla riforma che disegna un sistema che intacca profondamente le garanzie di indipendenza della magistratura, ed è anche complessivamente incoerente sul piano ordinamentale “. Quanto al punto critico più dolente, Casciaro rileva che “il più evidente è quello della riforma del Csm che si vuole depotenziare, perché togliere la materia disciplinare a un organo autonomo di autogoverno significa anche indebolirne la funzione di indirizzo sul piano comportamentale e deontologico. Inoltre se ne depotenzia anche il ruolo costituzionale, conseguenza del fatto che si farà del Csm un organo di sorteggiati, di soggetti designati dal caso, ed è chiaro che l’organo di autogoverno non sarà più composto dai più capaci ed adatti, come avevano predisposto i padri costituenti”. Aggiunge Casciaro che questo è senz’altro “un intervento con approccio punitivo: abbiamo tante magistrature, quella contabile, quella amministrativa, ad esempio, ma questa riforma si concentra su quella ordinaria; c’è da essere preoccupati in prospettiva futura anche per le altre magistrature, dato che hanno anch’esse un organo di autogoverno sul modello del Csm. Per fortuna il loro assetto per ora non viene toccato. Ma è un aspetto inquietante che si metta mano all’organo di autogoverno della magistratura ordinaria”. Quanto alla separazione delle carriere di giudici e pm, ad avviso di Casciaro, “il pm, se passa la riforma, avrà come missione istituzionale quella del pubblico accusatore, e sarà ripiegato in un ruolo riduttivo con un deficit di garanzie per i cittadini, perché il pm non sarà più tenuto alla ricerca di tutte le prove, comprese quelle a favore dell’imputato come avviene adesso, ma solo quelle che sostengono l’accusa”. “In questa riforma – dice il segretario dell’Anm – non vedo punti di luce, contrariamente a quello che dice la premier Meloni, infatti non c’è alcun elemento che favorisca la riduzione dei tempi dei processi o che migliori la qualità della giurisdizione”. “Su questo giudizio, e nella richiesta del totale ritiro del provvedimento, c’è la totale compattezza della magistratura ordinaria ma immagino una solidarietà più ampia anche dalle altre magistrature e siamo fiduciosi che nel momento in cui si aprirà un dibattito fuori dai tecnicismi, anche l’opinione pubblica sarà in grado di cogliere e valutare in maniera oggettiva i nostri argomenti. Confidiamo in questo”, conclude Casciaro. “L’accusa dell’Anm non giunge a sorpresa ma è un pregiudizio quasi automatico che ha nei confronti di questo governo. Pregiudizio immotivato perché non è una riforma contro la magistratura. Ma attesa da anni per una giustizia più giusta per i cittadini. Problema più grande” in questo paese “è la credibilità della magistratura”. Lo ha detto Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento, a Ping Pong, su Rai Radio 1 “La maggioranza dei magistrati fa bene il proprio mestiere, non è per punirli – aggiunge -. Noi andremo avanti con coraggio. E speriamo che anche l’Anm possa tornare al tavolo di un confronto”.

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