Il disegno di legge sull’Autonomia differenziata è “un provvedimento complesso” e il presidente della Repubblica si prenderà il “giusto tempo” per esaminarlo. La legge, contestatissima dalle opposizioni e da diversi governatori, si trova infatti sulla scrivania del capo dello Stato ed è all’esame degli uffici del Quirinale. Una valutazione che potrebbe non essere velocissima vista la complessità della materia. Dal Colle si conferma che “l’esame è appena cominciato” e che sarà certamente accurato anche se si sottolinea che il presidente gli dedicherà “lo stesso scrupolo e la stessa attenzione che ha per ogni provvedimento”. Difficile che Mattarella possa seguire le richieste del Movimento Cinque Stelle che nei giorni scorsi, attraverso i capigruppo Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli, gli avevano chiesto di non firmare il provvedimento esercitando la sua prerogativa costituzionale di “rinvio presidenziale di cui all’articolo 74 della Costituzione”. La norma, spiegavano i parlamentari, consente al presidente, prima di promulgare la legge con messaggio motivato alle Camere, di chiedere una nuova deliberazione. Anche perché, è bene ricordare, il disegno di legge è attuativo di una riforma costituzionale del 2001, il cosiddetto Titolo V e in 11 articoli ne definisce le procedure legislative e amministrative. In sostanza, definisce le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l’autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento. Ciò detto, l’attenzione del capo dello Stato resta altissima sulla necessità di diminuire i gap tra le diverse aree del Paese: “L’equilibrio territoriale è un fattore cruciale di equilibrio sociale”, disse solo lo scorso 12 giugno, aggiungendo che “questo divario frena lo sviluppo nazionale nel suo insieme”. Concetti chiari seppur generali visto che il presidente non commenta mai le iniziative parlamentari. In questo scenario, sale di giorno in giorno la preoccupazione delle opposizioni per una riforma che a loro avviso dividerà ulteriormente il Paese, aumentando le distanze tra un nord sempre più ricco e un sud sempre più povero. Come conferma il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia: “Il ddl Calderoli che spacca l’Italia non rispetta molti articoli della Costituzione. E, anziché attuare tutto il Titolo V, attua solo il comma 3 dell’articolo 116. È l’ossessione leghista per il portafoglio! Alla Lega interessavano solo soldi e stendardo”. Dopo l’esultanza della Lega per l’approvazione di un provvedimento che ha riavvicinato plasticamente Matteo Salvini e il governatore del Veneto Luca Zaia, Fratelli d’Italia sembra difendere tiepidamente la riforma. Chi in maggioranza aumenta progressivamente i distinguo è Forza Italia. Al punto di proporre un “Osservatorio sulle Regioni” che sembra avere l’obiettivo di aumentare ancora il livello di garanzie per il sud. A spiegarlo è direttamente il segretario di Forza Italia, nonchè vice-premier, Antonio Tajani: “C’è un’esigenza di rassicurare. Io capisco benissimo le preoccupazioni del Sud, ma Forza Italia, prima al Senato e poi con gli ordini del giorno approvati alla Camera, è già intervenuta per migliorare la legge”. Ma forse non basta visto che Tajani aggiunge: “Al prossimo Consiglio nazionale proporrò l’istituzione di un Osservatorio sulle Regioni, formato dai capigruppo, dai presidenti di Regione e dalla ministra Maria Elisabetta Casellati, che dovrà monitorare il percorso della legge e controllare che i nostri ordini del giorno votati in Parlamento siano applicati. Vogliamo vigilare”. “Saremo le sentinelle del Mezzogiorno”, assicura il capogruppo di Forza Italia al Parlamento europeo Fulvio Martusciello. Intanto il ddl sull’Autonomia è stato approvato, ma i tempi dell’attuazione si annunciano lunghi, forse lunghissimi se si concretizzeranno referendum e ricorso alla Consulta.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui