Boom di ascolti per Berlusconi da Santoro. Sono stati 8.670.000 gli spettatori di Servizio Pubblico andato in onda ieri su La7, pari al 33,58% di share. Battuto ampiamente il record della rete. Gran parte della trasmissione fila quasi liscia, tra battute e punture di spillo.

Ma sul web fioccano le critiche contro Santoro, che avrebbe condotto la trasmissione senza “mai porre le domande giuste” e “facendo il gioco del Cavaliere con battute e ironia fuori luogo”. “Così si à dimostrato – scrivono si Twitter” ancor volta il miglior alleato di Berlusconi, gli farà prendere un sacco di voti”.

 

Poi l’impennata con Silvio Berlusconi che, lasciando il ‘banco degli accusati’ diventa ‘l’accusatore’ di Marco Travaglio leggendo una lettera in cui vengono elencate le cause per diffamazione in cui è incorso il giornalista negli ultimi anni. Un fuori programma che fa imbestialire Michele Santoro che attacca urlando ‘Vergogna!’. E ‘Servizio Pubblico’ si trasforma, verso il finale, in un vero e proprio scontro tra i due, senza esclusioni di colpi.

Tutto era partito in maniera soft, con colpi di fioretto che sembravano dettati da una comune volontà di non ‘scadere’ in una trasmissione urlata. Berlusconi apre la partita mettendo in chiaro che sulla crisi “non ha colpe” e poi si lancia in un duro affondo contro Mario Monti “una testa dura” che come tutti gli atri tecnici “si è montato la testa”. Smentisce i bookmaker il Cavaliere, non si muove dalla sua poltrona e si lancia in un duello ‘gentile’ con Michele Santoro, sparando ad alzo zero contro l’esecutivo tecnico, i suoi ex alleati, e la sinistra rea di “avere dentro si sé ancora l’ideologia comunista e criminale”.

Poi, in un crescendo, dopo aver letto la lettera contro Travaglio, la “rissa verbale” con l’ex premier che alla fine della trasmissione chiede: “Sono stato votato da 13 milioni di italiani? Sono tutti coglioni…?”. Ma che il Cavaliere avesse desiderio di scendere nell’arena lo si intuisce dalla prime battute quando ancora a telecamere spente ostenta sicurezza “non sono teso”- dice- “tanto per me va bene”. Sono la crisi e l’arrivo del governo Monti i primi temi su cui Santoro chiede risposte al Cavaliere: “La politica austera ha portato la recessione ed il calo dei consumi” è la premessa dell’ex capo del governo che poi alza subito il livello dei toni puntando dritto contro il prof: “La crisi non è colpa mia – precisa – e l’esecutivo dei professori l’ha curata male”.

Per il Cavaliere l’arrivo di Monti è stato un vero e proprio “diluvio universale”, con il premier di un governo che si è spostato sempre di più sulle posizioni “della sinistra,la Cgil e la Fiom”. Parole che stuzzicano l’ironia di Santoro che prontamente gli domanda se lui si senta “Noé pronto a tornare sulla terra con tutti gli animali”. L’ex capo del governo non si lascia intimidire e controreplica “Santoro ma lei dove si è laureato? Alle serali?”.

Marco Travaglio ripercorre la storia di Berlusconi ed i vent’anni sulla scena pubblica: “Il problema – dice il giornalista – non è quello che ha detto e fatto ma quello che non ha mai detto o fatto”. E nel calderone il giornalista ci mette anche il bunga bunga, la lotta alla mafia e la presenza di persone non al di sopra di ogni sospetto tra i parlamentari del Pdl.

Dal pubblico parte un lungo applauso, il Cavaliere si alza e va a sedersi al posto di Travaglio pronto a leggere a lui la lettera che scalderà gli animi. Prima però chiede di replicare. L’ex capo del governo accusa la magistratura di “fare un uso politico della giustizia” e poi difende Marcello Dell’Utri sottolineando che “l’unico problema che ha è che è nato a Palermo”. E poi aggiunge: “Non si trattano così le persone”.

Il Cavaliere ripercorre, condendo il racconto con delle battute, la carriera del giornalista e premettendo di essere il suo “core buisness”. Santoro lo interrompe alzando la voce e accusandolo di “farsi scrivere le cose dai suo scrittori”. I due iniziano a litigare e il conduttore si rifiuta dal dargli la mano. Il Cavaliere prima di riprende il suo posto (dove era seduto Travaglio) pulisce platealmente, prima con la cartellina che aveva in mano poi con la sua pochette, la sedia su cui poco prima era seduto Travaglio.

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