Il governo a caccia di fondi per far ripartire la ripresa, lottare contro la povertà e garantire la ‘coesione’ del Paese riprogramma i fondi europei destinati al Mezzogiorno e magari ‘parcheggiati’ su iniziative ‘obsolete’. Spuntano così 2,3 miliardi da destinare per la maggior parte alle regioni del Sud (e in piccola parte al territorio nazionale) per alimentare progetti innovativi sia di ‘protezione’ sociale (come nel caso di giovani e anziani), sia di promozione delle iniziative imprenditoriali. Si tratta della fase due del ‘Piano di Azione-Coesione’ partito l’anno scorso inizialmente per evitare di perdere i fondi europei.
Ora gli stessi fondi puntano anche appunto a “favorire la crescita”. Le cifre le fornisce durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi il ministro per la Coesione sociale, Fabrizio Barca: l’operazione per il solo Sud ha una grossa fetta sull’inclusione sociale (850 milioni euro), e una seconda grossa parte per la crescita da 1 miliardo e 500 milioni. Quindi all’incirca 2,3 miliardi. Di questi il piano contro la ‘vulnerabilita” messo in campo dal Governo prevede un investimento nelle regioni meridionali (Sicilia, Calabria, Puglia, Campania) di 850 milioni complessivi. E altri 167 milioni saranno destinati all’intervento nazionale. Molti i capitoli di spesa rivisti, molti gli obiettivi del nuovo intervento, fra cui spiccano i 50 milioni di euro per la nuova “sperimentazione” della social card, come annunciato dal ministro del Welfare, Elsa Fornero. Si va da interventi per potenziare la rete degli asili nido (solo 1 bambino su 10 gode di questo servizio pubblico), fino a programmi di assistenza ‘personalizzati’ per gli anziani non autosufficienti. Ma si punta anche ad interventi per rafforzare la legalità in aree a elevata dispersione scolastica. E si punta anche allo sviluppo attraverso la lo stimolo all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità. Un percorso che sarà anche corredato dal ricorso più massiccio alla tecnologia (ad esempio il processo telematico per i tribunali nel Mezzogiorno) e di uno stimolo alla ricerca. Coinvolta nel progetto anche Fornero, che parla di interventi da “paese civile e avanzato” raccontando, ad esempio, che nel piano del Governo “c’é un approccio un po’ diverso che è quello di filiera: le persone non autosufficienti vengono prese in carico. Si fa un esame dei bisogni e delle loro disponibilità. Si considera il tipo di servizi adeguati e si fa un piano personalizzato di cura. E c’é anche un “‘piano-Sicilia’ che è un aiuto alla regione per un’assistenza tecnica qualificata di monitoraggio per l’introduzione di meccanismi di qualità nell’offerta formativa regionale”. Insomma – aggiunge Fornero – “dobbiamo aiutare le regioni meridionali a spendere meglio”. Anche perché intanto le famiglie italiane – afferma il ministro per l’Integrazione Andrea Riccardi – sono diventate “fragili e vulnerabili” e “dentro la crisi c’é un’altra crisi che è una crisi umana”. Così si ‘contano’ tutte le risorse disponibili e si tenta di impiegarle al meglio. Tra le iniziative anche la valorizzazione di 20 poli culturali, sul modello del ‘Grande Progetto Pompei’, il bonus per le assunzioni nel Sud (già approvato in Stato-Regioni il decreto di attuazione). Ma anche interventi dedicati all’Università come il progetto ‘Angels’ per far crescere una nuova classe dirigente del Sud più moderna e consapevole.