“L’incertezza è particolarmente alta” per le economie dell’area euro, i rischi al ribasso si sono intensificati”. Lo ha detto il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet. La Banca centrale europea ha rivisto al ribasso le sue stime trimestrali sulla crescita dell’area euro.

Lo ha riferito il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet che prevede una “crescita molto moderata nella seconda parte dell’anno”. Le nuove ‘staff projections’ preparate dagli economisti dell’Eurotower danno ora la crescita 2011 fra 1,4% e 1,8% (fra 1,5% e 2,3% la ‘forchetta indicata a giugno) e quella 2012 fra 0,4% e 2,2% (contro il precedente 0,6%-2,8%). La Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariato all’1,50% il tasso di riferimento principale in Eurolandia. La decisione, che è stata presa dal Consiglio direttivo, era ampiamente prevista dal mercato. L’istituto centrale oggi ha anche confermato il tasso marginale al 2,25% e quello sui depositi allo 0,75%. Battuta d’arresto per la crescita in Italia: l’Ocse stima che nel terzo trimestre il Pil italiano registrerà un -0,1% e nel quarto +0,1%. Nel G7, negli stessi trimestri, la crescita è stimata a +1,6% e +0,2%. Tra i grandi Paesi europei, la Germania vede nel terzo trimestre un Pil a +2,6% e nel quarto trimestre a -1,4%. Il dato Ocse – diffuso oggi con l’Interim Assessment – misura la crescita su base trimestrale annualizzata e l’organizzazione di Parigi si riserva un margine di errore di circa un punto e mezzo percentuale. Per quanto riguarda l’Italia, l’Ocse corregge le stime anche per la prima parte del 2011: rispetto al +1,1% del primo trimestre e +1,3% del secondo (delle precedenti stime), ora il dato della crescita scende rispettivamente a +0,6% e +1,0%. “L’Italia risente del rallentamento generale”. Lo ha detto il capo economista dell’Ocse Piercarlo Padoan, commentando a Parigi le previsioni della crescita italiana pubblicate questa mattina nell’interim assestment dell’Ocse. “Come di consueto – ha aggiunto Padoan – l’Italia si colloca nella fascia bassa delle grandi economie”.

 

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