La vittoria di Rosario Crocetta dimostra che l’alleanza tra progressisti e moderati funziona ma l’altissima astensione deve spingere, in vista del voto nazionale, ad includere nuove energie e non ad escluderle. “Non é tempo di fare i choosy” sarebbe l’invito che Pier Luigi Bersani avrebbe rivolto a Pier Ferdinando Casini, usando lo stesso aggettivo, diventato un tormentone sul web, che il ministro Elsa Fornero ha rivolto ai giovani in cerca di lavoro.

Il segretario Pd non molla Nichi Vendola e, il giorno dopo il risultato siciliano, Pd e Udc si trovano su fronti opposti per le alleanze future. Nel faccia a faccia tra Bersani e Casini, svoltosi nello studio del segretario Pd alla Camera, i due hanno concordato sulla bontà della scelta di Crocetta e dell’intesa in Sicilia, un esperimento riuscito come era già successo per le Marche e per la Liguria. Ma se prove di intesa si cercheranno anche per il Lazio e la Lombardia, i leader Pd e Udc si sono trovati in una distanza siderale rispetto ad un’intesa per le elezioni nazionali. Bersani non ha intenzione di rinunciare all’alleanza con Sel perché, per dirla come Massimo D’Alema, “l’alleanza con i moderati e il coinvolgimento di Sel non sia affatto incompatibile”. Soprattutto secondo il segretario Pd, alle prossime elezioni serve un fronte compatto per sconfiggere “i vari populismi”, da Grillo ad un Pdl che fatica a uscire dal berlusconismo. Ma l’analisi di Bersani non è condivisa da Casini, impegnato a costruire un nuovo centro con Luca Cordero di Montezemolo e i protagonisti di Todi 2. “Se Bersani è inchiodato su Montezemolo è un problema suo – spiega un uomo al vertice dell’Udc – Dovrà spiegare perché presentiamo gli stessi emendamenti alla legge di stabilità, abbiamo stretto l’alleanza in Sicilia prima dell’abbraccio del Pd a Vendola, sosteniamo insieme Monti ma poi lui non si separa dal governatore pugliese”. E a sostegno di Casini spinge l’ala moderata del Pd, da Follini a Giuseppe Fioroni, per il quale “il Partito democratico non deve preoccuparsi dei diktat di Vendola”. L’opposizione di Casini, che oggi ha anche incontrato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al leader di Sel é, d’altra parte, speculare alla contrarietà del governatore all’Udc. “Non ho nessuna idiosincrasia – conferma oggi il presidente della Puglia – nei confronti di Pier Ferdinando Casini, ma temo che l’Udc difficilmente potrà essere nella nostra compagnia del governo dell’alternativa”. Domani il leader di Sel è atteso al ‘giorno del giudizio’: c’é molta suspance sulla sentenza dei giudici baresi visto che il governatore pugliese ha annunciato che in caso di condanna si ritirerà dalla vita politica. Un’eventualità che sta creando molta fibrillazione, a quanto si apprende, nelle fila di Sel con il rischio di un fuggi fuggi dal partito verso il Pd in caso di condanna del governatore. Bersani, dal canto suo, spera che Vendola venga assolto, convinto della necessità di un’intesa a sinistra del Pd. La strada intrapresa, è sicuro il segretario democratico, è quella giusta. Al punto da ribattere al premier Mario Monti, per il quale il governo pur “maledetto” ha più consensi dei partiti: “Il mio partito sta dando una mano al paese e sta crescendo, quindi non lo vedo così male”.

 

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