Uno scenario di guerra quello che trapela da Arcore e confermato dalle battagliere parole pronunciate ieri sera da Silvio Berlusconi in un fugace contatto (il vivavoce del cellulare di Mario Mantovani) con i militanti della riviera riminese impegnati con un gazebo referendario: ”Gettare la spugna? Ma neanche per sogno! Un passo indietro con la prospettiva del pre-pensionamento politico? Mai e poi mai”.

Non intende darla vinta a quelle toghe che lo hanno messo nell’angolo Silvio Berlusconi, che a conclusione di una riflessione durata una settimana, ha deciso di non mollare, di continuare a combattere seguendo il proprio istinto. Il Cav rilancia dunque nel campo quirinalizio la palla della grazia mentre getta tra le gambe dei Democrat la molotov della Giunta e della incandidabililita’. Se poi salta tutto – e’ il suo ragionamento – la colpa e’ di chi non si e’ impegnato a dovere nella ricerca di quella agibilita’ politica che per il Cavaliere e’ indispensabile. Questo stato d’animo e’ stato sintetizzato dal Cavaliere nelle poche ma eloquenti battute scambiate con gli attivisti riminesi. Riecheggiando il noto motto borrelliano (resistere-resistere-resistere), Berlusconi ha assicurato: ”Io resisto!”, non mollo. State tranquilli che non mi faccio da parte, resto io il capo del centrodestra. ”Faro’ sino all’ultimo l’interesse del Paese e degli italiani. Andate avanti con coraggio”, e’ stato il suo sprone. E ancora: ”Non vi faro’ fare assolutamente brutte figure. Prepariamoci al meglio”. Ottimismo e fiducia quindi, quale antidoto per scacciare quel fluido venefico che ha preso a scorrere attorno al Pdl dal giorno della sentenza della Cassazione. E che ha avvelenato anche il clima nel Pdl dove persino le colombe si sono armate fino ai denti per fronteggiare l’offensiva dei falchi. Sempre piu’ aggressiva, Daniela Santanche’ che a detta di molti nel Pdl ha un forte ascendete su Berlusconi. Questa sera la pitonessa ha stroncato la nota di Napolitano definendola ‘irricevibile’: ”Per me voleva dire: ‘Berlusconi non rompere le scatole, mettiti fuori dalla politica, stai accucciato e ben bravo che poi, forse, ti grazio’. Non e’ l’atteggiamento che deve avere l’arbitro”. Strali sul Colle quindi, da cui Berlusconi attende ancora (ma con crescente disincanto) quel ‘segnale’ salvavita per se stesso e, insieme, per il governo. Anche Renato Brunetta, quasi rifacendo il verso a Enrico Letta ha ribadito il concetto: “L’uscita dalla crisi economica e dalla crisi della nostra convivenza democratica sono a portata di mano. Per questo no ai fondamentalismi da qualunque parte essi provengano. Ai presidenti Napolitano e Letta le difficili decisioni per la pacificazione democratica e per il rilancio dell’azione del governo”. Ma non e’ sfuggita certo al Cavaliere la sferzata da Rimini di Letta, il quale di fronte al pericoloso scalpitare di Berlusconi ha accelerato sulla riforma elettorale. Con l’avvertimento pero’, che ”chi fara’ prevalere gli interessi di parte su quelli comuni della uscita dalla crisi, verra’ punito dagli italiani”.

 

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