Un Silvio Berlusconi in versione soft si concede a piu’ riprese alla telecamera, per registrare, riregistrare, resettare e poi ripartire nuovamente con il tasto ‘rec’. Al momento, viene riferito, sarebbero almeno sette le versioni gia’ confezionate dell’atteso e tanto sbandierato videomessaggio per il rilancio sulla scena della sua prima creatura, Forza Italia. Annuncio che, salvo sorprese, dovrebbe andare in onda nella tarda mattinata di oggi, comunque prima del voto serale in Giunta.
E torna a circolare l’ipotesi di un intervento in aula al Senato in cui l’ex premier potrebbe annunciare il passo indietro. Ma a guastare l’umore e i piani del Cavaliere, nel pomeriggiodi ieri, arriva lo tsunami della Cassazione che conferma la condanna nel processo sul lodo Mondadori, e la versione ‘colomba’ lascia di nuovo il posto al “piu’ falco dei falchi”, come lo descrive uno dei fedelissimi. Una sentenza che stravolge il canovaccio della giornata, con tanto di rinvio del rientro a Roma – il vertice con Alfano e i ministri slitterebbe cosi’ a giovedi’, quando invece resta in agenda l’inaugurazione della nuova sede del partito – e che innesca la tradizionale batteria di dichiarazioni pidielline a sostegno del leader e contro la persecuzione della magistratura che sortisce l’effetto di far cessare per un po’ gli attacchi reciproci tra l’ala dura e le ‘colombe’ per i futuri assetti del nuovo soggetto politico. Non meraviglia, invece, i presenti a villa San Martino la dura reazione dell’ex premier, che induce i ‘falchi’ a ritenere che il sostegno al governo Letta non sia piu’ cosi’ scontato. Del resto, chi ha avuto modo di ascoltare l’ultima versione del video – sempre che nel frattempo non ne sia stata registrata un’altra – spiega che il Cavaliere si mantiene sul vago, sul generico, senza sciogliere nessuno dei nodi cruciali sia per quel che riguarda il suo stesso futuro, sia sul governo. Sarebbe infatti scomparsa la parte relativa ai ministri Pdl a cui affidava il compito di vigiliare che non venga introdotta nessuna nuova tassa. Una nuova versione del video piu’ asciutta, in cui Berlusconi parlerebbe chiaramente di una ‘condanna politica’. E nonostante le rassicurazioni del vicepremier (“non vogliamo far cadere il governo”), dopo la ‘botta’ sul lodo Mondadori, viene spiegato, Berlusconi avrebbe deciso di non spendersi subito la carta del sostegno a Letta, ma lasciarsi aperte varie strade, compresa la possibilita’ di far saltare il banco. Miele per le orecchie dei ‘falchi’. Anche se a pesare su qualsiasi decisione, tanto piu’ quella di staccare la spina, e’ sempre piu’ il futuro delle aziende di famiglia: vogliono costringermi a venderle, si sarebbe nuovamente sfogato Berlusconi. A mandare su tutte le furie l’ex premier e’ si’ certo l’ingente somma da versare, quasi 500 milioni, nelle casse di quello che da sempre ha definito la ‘tessera numero uno del Pd’, ma anche lo ‘sconto’ riconosciutogli, una ‘beffa’, una ‘presa in giro’. Un Cavaliere irritato e furioso e sempre piu’ convinto che dietro tutto l’assalto concentrico dei giudici si nasconda un disegno piu’ ampio volto non solo ad eliminarlo personalmente dalla scena, ma anche a defraudarlo delle sue aziende. E’ a quelle, e’ la convinzione del Cavaliere, che mirano i miei avversari. Del resto, avrebbe fatto notare Berlusconi ai suoi interlocutori, De Benedetti vuol dire Pd e quindi Renzi e il ‘rottamatore’, e’ la convinzione di Berlusconi, vuole il voto. Cosa fare quindi? Se ne discutera’ nel vertice con Alfano e i ministri, in programma dopo il voto in Giunta. Ma certo, viene spiegato, accanto alla rabbia c’e’ il timore che un passo azzardato, uno ‘strappo’, possa voler dire ‘perdere tutto’, non solo l’agibilita’ politica. E dei possibili scenari, Berlusconi e’ tornato nuovamente a parlarne con i figli, Marina in primis, a cui ha affidato il compito di tirare fuori gli artigli a difesa del padre e delle aziende. I vertici aziendali consigliano calma e prudenza, i ‘falchi’ – che gia’ sentono di avere le redini del partito in mano – soffiano sul fuoco, le ‘colombe’ tentano di placare l’ira del ‘capo’. Insomma, la situazione per il Cavaliere torna a farsi molto ingarbugliata: qui in ballo – e’ il ragionamento – non c’e’ piu’ solo il destino del Pdl o di Fi, ma di un intero impero che, e’ il timore, potrebbe essere il nuovo obiettivo dopo aver tolto di mezzo il suo fondatore. Da qui, nonostante la tentazione di mandare all’aria tutto, la scelta di non lanciare l’affondo all’esecutivo. Perche’, alla fine – e’ la riflessione di diversi pidiellini – al Cavaliere ora conviene che Letta resti al suo posto.