Tutto il denaro uscito dalle casse del partito per le spese dei familiari di Umberto Bossi: l’acquisto di auto, le spese per le cure mediche, i lavori di ristrutturazione della casa di Gemonio, i costi sostenuti per far conseguire il titolo di studio al Trota. La segretaria amministrativa della Lega Nadia Degrada
e quella particolare di Umberto Bossi, Daniela Cantamessa, confermano punto su punto gli episodi relativi all’uso “disinvolto” dei finanziamenti pubblici alla Lega Nord emersi dalle intercettazioni. E inguaiano il Senatur, sottolineando che in cassa entravano “anche soldi in nero” e rivelando che il leader del Carroccio fu “avvisato” delle irregolarità commesse da Belsito, il “tesoriere pazzo” come lui stesso si definisce in una telefonata intercettata dai carabinieri. Interrogata come persona informata dei fatti dai pm di Milano e di Napoli – Paolo Filippini e Henry John Woodcock – nella sua abitazione milanese alle sette del mattino del 3 aprile, proprio mentre nella sede di via Bellerio erano in corso le perquisizioni, Dagrada ha riferito nei dettagli sia le vicende di cui è a conoscenza direttamente sia quelle apprese dalla viva voce del tesoriere Francesco Belsito. Ed ha chiamato in causa i familiari del Senatur e il vicepresidente del Senato Rosy Mauro. Ma ha soprattutto ammesso che nelle casse del partito sono finiti anche soldi in nero, pur precisando di essere al corrente di un solo episodio del genere, risalente al periodo in cui l’incarico di tesoriere era affidato a Balocchi. Dopo aver messo nero su bianco, Woodcock, con il suo collega napoletano Francesco Curcio, ha convocato per l’indomani, negli uffici della procura di Milano, Daniela Cantamessa, segretaria particolare di Bossi fino al 2005. La quale ha rivelato un’altra circostanza che potrebbe essere determinante per gli sviluppi dell’inchiesta: “Io stessa – riferisce ai magistrati – avevo avvisato Bossi delle irregolarità” commesse da Belsito, o meglio della sua superficialità ed incompetenza, e del fatto che la Rosy Mauro era un pericolo sia politicamente e sia per i suoi rapporti con la famiglia Bossi”. Due verbali che per gli inquirenti rivestono un valore fondamentale in quanto sono a sostegno delle ipotesi accusatorie delineatesi nelle conversazioni telefoniche con Belsito. Dunque nelle casseforti del Carroccio sarebbero entrate anche somme, ha confermato Dagrada. “Mi ricordo che, alcuni anni fa, l’ex amministratore della Lega Nord, Balocchi, portò in cassa 20 milioni di lire in contante dopo essersi recato nell’ufficio di Bossi. Usci con delle mazzette dicendomi di non registrarli e di metterli in cassaforte perchè ci avrebbe pensato lui”. Poi Dagrada ha riferito, per averlo appreso da Belsito, che questi aveva registrato un colloquio con Umberto Bossi nel quale gli aveva ‘ricordato’ tutte le spese sostenute nell’interesse personale della famiglia del Senatur con i soldi del finanziamento pubblico. “Non so – ha dichiarato -se Belsito abbia effettuato tale registrazione. Mi disse di voler utilizzare tale registrazione come strumento di pressione dal momento che volevano farlo fuori”. E ha raccontato che “la situazione è precipitata dopo la malattia di Bossi”. “Dopo il 2003 – ha spiegato – c’é stato ‘l’inizio della finé: si è cominciato con il primo errore, consistito nel fare un contratto di consulenza a Bruxelles a Riccardo Bossi, se non ricordo male da parte dell’onorevole Speroni. Dopodiché si sono cominciate a pagare, sempre con i soldi provenienti dal finanziamento pubblico, una serie di spese personali a vantaggio di Riccardo Bossi e degli altri familiari”. La Dagrada non si ferma più: “in particolare – mette a verbale – con i soldi della Lega venivano pagati i conti personali di Riccardo Bossi, per migliaia di euro, e degli altri familiari, come per esempio i conti dei medici sia per le cure dell’onorevole Bossi sia dei suoi figli”. C’è, ancora, la conferma che l’Audi A6 di Renzo Bossi è stata pagata con i soldi della Lega, così come i lavori di ristrutturazione della casa di Gemonio (“25mila euro con bonifico bancario della Lega, e ci sono da pagare ancora 60mila e so che la ditta voleva fare causa per il mancato pagamento”), le cartelle esattoriali e “conti vari” di Riccardo Bossi, i costi sostenuti per le scuole private e per l’università sia per il Trota sia per la Rosy Mauro sia per il diploma svizzero ottenuto dal compagno della vicepresidente del Senato. Fino alle mancate vacanze: “voglio dire che Belsito ha pagato al segretario Bossi ed alla sua famiglia, con i soldi della Lega, provenienti dai contributi pubblici, un soggiorno estivo nel 2011 ad Alassio. E che è stato pagato regolarmente dalla Lega ma non è stato fatto dai Bossi perchè il segretario ebbe un infortunio al braccio qualche giorno prima”.