Per la crescita e il lavoro la priorita’ va data al rigore dei conti, unica strada per ritrovare la fiducia degli investitori. E’ chiaro il premier Mario Monti, coerente con la linea che ha riparato l’Italia dal fuoco incrociato dei mercati e con i dettami Bce. Ma proprio l’Eurotower comincia ad aggiustare il tiro.

Dopo il patto di bilancio serve un ”patto per la crescita”, avverte il presidente Mario Draghi: risanare solo aumentando le tasse crea recessione. Una strada difficile da riprendere, quella della crescita, che pero’ il Governo sta ‘esplorando’ proprio con la rigorista Germania, attraverso contatti intercorsi fra i consulenti di Monti e della cancelliera Angela Merkel, che oggi ha accolto con favore le parole di Draghi, sottolineando che l’obiettivo deve essere raggiunto ”attraverso riforme strutturali”. La sintonia della coppia dei ‘Super-Mario’, quindi, per una volta non e’ del tutto perfetta, almeno nei tempi, sullo schema migliore per affrontare i prossimi difficili mesi. Con i possibili smottamenti politici dietro l’angolo in Francia e Olanda, e con una Spagna che da’ segni d’impazienza, la strategia del rigore incentrata fino ad ora sull’asse Merkel-Sarkozy rischia di vacillare, vanificando i sacrifici fin qui fatti e rompendo faticosi equilibri politici. Monti, alle prese con la recessione e con una coalizione in difficolta’ per il peso fiscale che aumenta, e’ consapevole dei rischi. E da Roma avverte: per uscire dalla crisi ”non esistono facili vie o scorciatoie”. ”Il rigore portera’ gradualmente a una crescita sostenibile e al lavoro”, e l’Italia deve cambiare ”alcuni modi di pensare e di vivere”. Un invito che arriva mentre aumenta, assieme a quello dei partiti, anche il pressing delle parti sociali. ”Monti non sta facendo un buon lavoro perche’ ha annunciato un programma di rigore, equita’ e crescita, e vediamo solo il rigore”, ha affermato oggi il segretario della Cgil, Susanna Camusso. ”Non vediamo equita’ nei provvedimenti, soprattutto non vediamo crescita e lavoro”. Una critica non nuova ne’ inaspettata. Stride maggiormente con la linea del premier, invece, la posizione della Bce. Nonostante il triplo ‘firewall’ anti-crisi messo sul piatto da Ue, Fmi e Bce, i piu’ recenti indicatori sono ”ambigui”, avverte Draghi: segnalano alta incertezza sulle prospettive di ripresa. I Paesi dell’Eurozona con i conti non in regola ”devono continuare a fare correzioni di bilanci strutturali”, premette Draghi. Proprio la Bce ha ricordato che il contagio di Italia e Spagna nel 2011 si e’ originato proprio a partire dai ”problemi di sostenibilita’ di bilancio”. Ma ”un consolidamento fiscale attuato solo attraverso l’aumento delle tasse – dice Draghi in risposta alle domande di un europarlamentare italiano – e’ sicuramente recessivo”. Certo nell’urgenza dei mesi scorsi, ammette l’ex governatore di Bankitalia, aumentare le tasse era lo strumento piu’ veloce per scoraggiare il fuggi fuggi degli investitori. Oggi, pero’, proprio per convincere quegli investitori a tornare, bisogna creare sviluppo: dopo il ‘fiscal compact’ da lui stesso ispirato ci vuole un ”patto per la crescita”. Non i deficit, ne’ i tassi d’interesse reali negativi creano le precondizioni per la crescita, ma le riforme strutturali. Quasi un richiamo alla famosa lettera all’Italia inviata lo sorso 5 agosto a Roma dall’allora presidente della Bce Jean-Claude Trichet. Che suggeriva innanzitutto misure strutturali ”per accrescere il potenziale di crescita”, a partire da liberalizzazioni, privatizzazioni e mercato del lavoro. E che insisteva sul bilancio in pareggio nel 2013. Ma ”principalmente attraverso tagli di spesa”. Di fronte alle recessione che peggiora e minaccia di riverberare proprio sui deficit, la linea della Bce trova paradossalmente una sponda in Francois Hollande, l’avversario di Sarkozy e favorito alle presidenziali francesi: ”senza crescita l’Europa non potra’ uscire dalla crisi”, dice il candidato socialista promettendo che, se conquistera’ l’Eliseo, il giorno dopo inviera’ una lettera ai partner Ue per sollecitare misure pro-crescita. Non vuole conflitti con Merkel, dice, ma neanche ”nascondere le differenze nelle nostre posizioni”. Berlino ha fiutato l’aria da un pezzo ed e’ gia’ sulla difensiva: e’ ”falso”, dice il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, che la Germania chieda solo rigore: ”i due pilastri sono sempre stati la disciplina di bilancio e la crescita”.

 

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