L’Imu sulla prima casa sarà abolita ma “non per tutti”. E sull’Iva si può immaginare un “ridisegno più equo delle aliquote tra il 4, il 10 e il 21%”. Lo afferma in una intervista alla Stampa il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini, difendendo di nuovo il ministro Saccomanni dagli attacchi, perché, dice, “é determinante per la credibilità europea e internazionale dell’ Italia, fin qui ha fatto bene” e “le sue scelte non sono mai frutto di decisioni individuali, impegnano tutto il governo”.
Ma “ormai è diventato “una specie di sport nazionale attaccare il governo”, sia “dal nostro campo” sia “da destra”. Ma l’esecutivo “non cerca consenso”, deve affrontare l’emergenza e fare le riforme, ed è “probabile che chi è dentro questo governo – dal premier a noi ministri – alla fine di questo percorso ne esca personalmente logorato”. Quanto ai prossimi interventi, “va ricordato a tutti che il necessario taglio della spesa pubblica non produce risorse immediate, mentre i tagli di Imu e Iva le richiedono subito”. Per l’Iva, “il rinvio di un punto potrebbe essere accompagnato da un ridisegno in una logica di maggiore equità ” perché “il paradosso della normativa mostra che i singoli prodotti nella fascia di Iva ridotta non rientrano in un disegno organico. Esempi: pasta al 4%, riso al 10%, frutta surgelata al 4%, verdura surgelata al 10%”. Quanto all’Imu “sappiamo che l’esenzione per la prima casa è una priorità per il Pdl, quindi si farà, ma in modo ragionevole. La sospensione del pagamento finora non ha riguardato le case di lusso: per esempio si può intervenire in tal senso, senza toccare in alcun modo le villette bifamiliari dei pensionati”. Poi, “per l’Imu sulla seconda casa, bisogna immaginare un trattamento differenziato per le seconde, terze, quarte o quinte case. La logica deve portare ad una eliminazione dell’Imu prima casa dentro un disegno complessivo della fiscalità sugli immobili che coinvolga anche i comuni”.