L’ipotesi di prossime larghe intese non va scartata “se fosse necessario per il bene dell’Italia”, ma una scissione del PdL è da evitare perché “sarebbe l’ammissione di un fallimento” e “l’inizio della disaggregazione dell’area moderata”.

Lo dice al Corriere della Sera l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini. “Parlare oggi di alleanze e di scenari del dopo-voto vale quello che vale, rischiamo di fare chiacchiericcio d’agosto – precisa Frattini -. Come si fa ad ipotizzare la Grande coalizione se non sappiamo ancora con quale legge si va a votare? Dovremmo piuttosto ragionare in termini di progetti condivisi dalle varie forze politiche”. “Se si parla di programmi – aggiunge -, Casini avrà più difficoltà a discutere con Vendola di fiscal compact, impegni da mantenere con l’Europa, agenda Monti e temi etici, che con noi. E queste sono le cose che contano in politica”. La ‘Grande coalizione’ non va però esclusa a priori: “Se ci trovassimo in un Parlamento balcanizzato, con Grillo, Verdi, Vendola e Di Pietro con alte percentuali, ci potrebbe essere la necessità di trovare un’intesa fra i partiti che condividono l’impegno a seguire il dettato europeo per l’uscita dalla crisi. Lo ribadisco, se ci fosse la necessità e l’urgenza nazionale di dare al Paese un governo europeista mettendo assieme le forze che condividono la stessa esigenza, la Grande coalizione potrebbe essere necessaria”. Anche con Casini, dice, “dobbiamo insistere sulle convergenze, non sulle divergenze”. Frattini teme uno “schiacciamento a destra” del PdL: “una cosa è avere nel partito una componente di destra, altra è che questa ne divenga la guida”.

 

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