La sfida per una giustizia efficiente e, ancora, il problema delle carceri, emergenza drammatica, dal cui stato ”si misura il livello di civilta’ di un Paese”. Sono i due aspetti che e’ tornato a sollecitare il ministro della Giustizia Paola Severino che per l’inaugurazione dell’anno giudiziario ha scelto Catania, come ”citta’ simbolo”, per esprimere ”apprezzamento per tutte le citta’ e le zone d’Italia nelle quali si combatte una lotta quotidiana e silenziosa contro la criminalita’ organizzata”.

Severino ha ricordato Giovanni Falcone, esempio di ”spirito di servizio”. Intanto a Milano il presidente della Corte d’Appello, Giovanni Canzio, ha definito la prescrizione un “agente patogeno”, affermazione che, per il suo richiamo inevitabile al processo Mills, a carico dell’ex premier Silvio Berlusconi, ha suscitato la dura reazione di molti esponenti del Pdl, fra tutti Francesco Paolo Sisto, che ha parlato di ”cattivo gusto ed eresia giuridica”. E a Roma presidente della Corte d’Appello Giorgio Santacroce ha richiamato scenari da ‘Romanzo criminale’. Elemento comune, in tutta Italia, la protesta degli avvocati, che hanno disertato le cerimonie e hanno letto un unico documento contro le liberalizzazioni. A Napoli quella piu’ plateale, con gli avvocati imbavagliati che hanno dato le spalle al palco appena ha preso la parola Luigi Birritteri, capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del Ministero della Giustizia. A Torino hanno lasciato simbolicamente le toghe sui posti loro assegnati. A Palermo, invece, gli avvocati hanno abbandonato l’aula quando ha iniziato il suo discorso, in rappresentanza del ministero, Maria Stefania Di Tomassi, capo dell’Ispettorato generale. Proprio agli avvocati ha rivolto un passaggio del suo discorso il ministro Severino: ”sono una parte importante e fondamentale per il ruolo che svolgono nell’ambito dell’amministrazione della Giustizia. E per questo, il dialogo con loro da parte del governo sara’ totale”. E dalla Sicilia il guardasigilli ha invitato a ”vincere una sfida nella sfida: la distanza tra il Sud dell’Italia e l’Europa”. ”Il miglior modo per accorciare questa distanza e’ quello di provare a capovolgere l’Italia, a ripartire dal Sud, dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Campania”, ha sottolineato. In molti distretti, da Nord a Sud, e’ stato comune il richiamo a quel ‘clima nuovo’ nei rapporti con la politica, gia’ ampiamente sottolineato giovedi’ in Corte di Cassazione, dal ministro come dal vicepresidente del Csm, Michele Vietti, e dal primo presidente della suprema Corte, Ernesto Lupo. ”Si torna a parlare di giustizia con servizio da rendere ai cittadini e in termini molto concreti”, ha osservato a Roma il presidente della corte d’Appello Santacroce, che ha definito il ministro Severino ”antiretorico e pragmatico” e che ”si pone obiettivi concreti e raggiungibili”. Analogo l’auspicio espresso dal procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena: ”il clima piu” sereno che si comincia a respirare nei rapporti tra ordine giudiziario e sistema politico inducono a sperare che finalmente si possa realizzare almeno qualcuna di quelle riforme e di quegli interventi che servono a fornire al ‘sistema giustizia’ quella efficienza e quella credibilita’ che sono indispensabili affinche’ quest’ultimo da fattore di potenziale danno per lo sviluppo del Paese si trasformi in fattore di rilancio”. Da Milano il passaggio piu’ duro, sulla prescrizione che per il presidente Canzio “si rivela in realta’ come un agente patogeno: induce premialita’ di fatto, scoraggia le premialita’ legali e trasparenti di riti alternativi, incentiva strategie dilatorie della difesa, imoplementa oltre ogni misura il numero delle impugnazioni in vista dell’esito estintivo”. E non e’ mancata l’allusione alla sovraesposizione mediatica e politica ”che negli anni piu’ recenti ha caratterizzato gli uffici giudiziari milanesi” per ”la particolare importanza e rilevanza sociale sia dei fatti che delle persone coinvolte in indagini e processi”. Una sovraesposizione che pero’ ”destinata a stemperarsi laddove vengano, da tutti, osservate le regole deontologiche”. Contro i rapporti tra toghe e politica, si e’ alzata da Torino la voce del procuratore capo Giancarlo Caselli: “La magistratura non puo’ e non deve essere in sintonia con nessun governo quale che sia il colore e la maggioranza che lo sostiene. Altrimenti potrebbe essere compromesso il principio che la magistratura deve dipendere solo dalla legge, con esclusione di ogni soggezione da qualunque palazzo. Dunque – ha concluso – ben venga il dialogo ma attenzione a ogni possibile equivoco”. Caselli ha poi giudicato poi positivamente le misure del governo sulle carceri anche se “rischiano di essere di corto respiro”. ”La magistratura italiana e’ stanca di sentirsi dire, con inusitato clamore mediatico, che i magistrati, indistintamente, sono in perenne stato di scontro e di contrapposizione con il mondo della politica”, e’ l’opinione del presidente facente funzioni della Corte d’appello di Reggio Calabria, Bruno Finocchiaro. ”Ciascun potere – ha ammonito – deve tornare ad esercitare esclusivamente il proprio ruolo, nel rispetto del ruolo altrui”. E critiche ai magistrati che si espongono troppo mediaticamente e che usano troppo facilmente le manette sono arrivate dal presidente della Corte di Appello di Bari, Vito Marino Caferra. ”L’ordinamento – ha detto – vieta opportunamente ai magistrati iniziative estemporanee di comunicazione e forme di protagonismo mediatico, che forse favoriscono alcune carriere, ma certamente creano confusione nei ruoli e sfiducia nelle istituzioni”. Drammatico il quadro tracciato della criminalita’ organizzata a Roma, dove organizzazioni mafiose sempre piu’ radicate, ha denunciato il presidente della Corte d’Appelo Santacroce, ”si infiltrano progressivamente e silenziosamente nel tessuto economico-sociale”. Oltre ai numerosi fatti di sangue verificatesi negli ultimi mesi in citta’ e nell’hinterland, con oltre 30 omicidi nell’ultimo anno, ”che sembrano accendere i riflettori su una provincia da romanzo criminale”. Mentre a fronte di un aumento dei casi, lamenta Santacroce, ”continua a segnare il passo l’azione di contrasto contro la corruzione”. “Siamo stati oggetto di ingiurie di persone di rango politico, come se il pericolo da cui difendersi non sia la corruzione o la crisi economica ma la giustizia e i giudici”, ha denunciato il presidente della Corte d’Appello di Palermo, Vincenzo Oliveri. A Firenze Fabio Massimo Drago, ha messo il dito in un’altra piaga: la drammatica carenza di organici. Mentre a Bologna il del presidente della Corte d’Appello, Giuliano Lucentini, ha evidenziato aumenti significativi di nuovi processi, legati alla crisi economica: le controversie di lavoro, cresciute del 28,9%, quelle previdenziali, del 4,7%, e le istanze di fallimento, aumentate del 10,33%.

 

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