Le tensioni tra Pd e Pdl causate dal braccio di ferro in vista del prossimo voto al Senato sulla decadenza del leader del centrodestra Silvio Berlusconi stanno rendendo molto accidentato il percorso dei provvedimenti di governo di maggiore urgenza.
Ai ministeri dell’Economia e della Funzione pubblica si susseguono anche nel week-end le riunioni a livello politico e tecnico per trovare la quadratura del cerchio sulle misure di riordino della tassazione sulla prima casa e di razionalizzazione della pubblica amministrazione, ma l’intesa sarebbe ancora lontana. Al momento, sarebbero state trovate coperture per 3,4 miliardi sufficienti a evitare il pagamento della prima rata dell’Imu 2013, ma solo di parte della seconda. A quanto si apprende, l’unica misura fiscale all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri del 28 agosto sara’ il decreto sull’Imu, mentre la questione della sterilizzazione dell’aumento dell’aliquota Iva dal 21 al 22% sara’ affrontata a settembre.
Il lavoro al dicastero di via XX Settembre per trovare le coperture necessarie a evitare il pagamento delle due rate dell’Imu per il 2013 e’ a buon punto. La provvista per compensare in bilancio i 2,4 miliardi della prima rata di giugno, assicurano all’Economia, e’ stata trovata. Adesso gli analisti sono concentrati nel tentativo di scovare i due miliardi che occorrono per evitare ai contribuenti anche il versamento di dicembre. Ma a quanto risulta le disponibilita’ di bilancio di Saccomanni si sarebbero fermate per ora a quota 3,4 miliardi, inserendo nel menu’ delle coperture possibili circa un miliardo di extragettito Iva generato dal pagamento alle imprese creditrici verso la Pa di ulteriori 10 miliardi entro il 2013. Ritornerebbe quindi in ballo l’ipotesi prospettata dal ministro degli Affari regionali Graziano Delrio di non finanziare lo sconto dell’Imu per le prime abitazioni di maggior pregio, fortemente osteggiata pero’ dal Pdl. Non ci sono invece problemi di copertura, ma squisitamente politici per il decreto e il disegno di legge sulla Pubblica amministrazione che dovrebbero vedere la luce lunedi’ prossimo dalla ripresa dei lavori del Consiglio dei ministri sospeso ieri.
La bozza portata a Palazzo Chigi dal ministro Gianpiero D’Alia prevede la stabilizzazione dei precari nella Pa con tre anni di servizio negli ultimi cinque, attraverso concorsi riservati e nel rispetto del tetto del turn-over fissato al 20% nel 2014, al 50% nel 2015 e al 100% nel 2016. L’impianto ministeriale raccoglie il favore di massima dei sindacati. Ma la proposta viene bocciata dal Pdl, che chiede di dare la precedenza a chi il concorso l’ha gia’ vinto e di evitare comunque di offrire corsie preferenziali al di fuori di bandi aperti a tutti. Il punto di caduta di un possibile accordo potrebbe essere l’accoglimento dello schema disegnato in precedenza da Renato Brunetta, che prevedeva la messa a disposizione dei precari del solo 40% dei nuovi posti disponibili.