“Il decreto sul lavoro non va, è troppo timido e va cambiato”. Lo afferma in una intervista al Messaggero il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, aggiungendo – rispetto alle polemiche degli ultimi giorni sul titolare dell’Economia – che “il ministro Saccomanni non rischia, semmai rischia l’intero governo se non porta avanti il programma che ha presentato e che la maggioranza ha approvato”. “L’esecutivo – chiarisce Brunetta – deve governare, ha questo onere.
La tecnostruttura del Mef non può mettersi sempre di traverso”. Intanto domani alla cabina di regia “ci aspettiamo che il ministro dell’Economia ci presenti delle proposte di coperture alternative”, “serie e coerenti” al decreto Iva già approvato dal governo. Il dossier Imu invece è “rinviato al 18 quando ci sarà anche Letta. La tassa sulla casa – ribadisce Brunetta – va abolita”. E in una lettera al Corriere della Sera, respingendo come “sbagliato” il suggerimento del Fondo monetario internazionale, l’esponente del Pdl spiega che l’Imu ormai è diventata “l’emblema della stangata, dell’angoscia fiscale. La sua eliminazione assume un aspetto altamente simbolico di svolta nella politica fiscale” che può spingere il rilancio dei consumi. Al Messaggero, Brunetta aggiunge che domani si parlerà anche di lavoro, perché “le proposte del ministro Giovannini – osserva – non sono, come quelle di Saccomanni, soddisfacenti”. Il ministro del Lavoro, sottolinea, “forse farebbe meglio a confrontarsi di più con la maggioranza e non solo con i sindacati”. Nel piano Giovannini, per Brunetta, “c’è troppa poca flessibilità in entrata, le azioni per creare occupazione sono parcellizzate e poco operative, così come sono troppo diluite le risorse. Il decreto messo a punto è inutilmente complicato. Serve invece una forte decontribuzione e defiscalizzazione per dare un impulso al lavoro”.