Restiamo aperti a possibili miglioramenti della legge di stabilità, ma finora non sono arrivate proposte alternative migliori rispetto all’impianto messo a punto dal governo. Chi ha parlato con Mario Monti in queste ore riassume così la posizione del presidente del Consiglio in merito al ‘negoziato’ apertosi con i partiti sul ddl che tante critiche ha suscitato in questi giorni. Pdl, Pd e persino l’Udc chiedono modifiche: dalla scuola, all’Iva; dall’Irpef, ai tagli alle detrazioni.
E Silvio Berlusconi, stasera a Cena dal prof, garantisce di voler rispettare gli impegni presi ma con l’obiettivo, in prospettiva, di ridurre la pressione fiscale, partire dall’Imu sulla prima casa. Ma in soccorso del governo arriva il Colle: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invita le forze politiche a non buttare a mare il lavoro sin qui fatto dai tecnici. Parole che confortano il professore, sempre più stretto nella tenaglia della sua stessa maggioranza. A palazzo Chigi ripetono che, eccezion fatta per l’ineludibile “paletto” dei saldi che devono necessariamente restare invariati, l’Esecutivo non ha intenzione di erigere “barricate” nel dialogo aperto con le forze politiche. Tuttavia, con la stessa franchezza, si difende la “logica economica” della legge, sottolineandone la coerenza con gli obiettivi di “equità” che il Governo si era dato a inizio mandato. In questo senso vanno lette le parole di Vittorio Grilli in Parlamento. Durante un’audizione alla Camera, il ministro dell’Economia ha difeso a spada tratta il testo varato dal Cdm due settimane fa, rimarcando soprattutto un concetto: la platea dei beneficiari delle misure è molto più estesa di quanto non appaia. Un ragionamento che a palazzo Chigi viene ripreso e completato. Non solo per sottolineare che ogni misura del ddl è stata ben calibrata, ma anche per ricordare che i singoli interventi sono interconnessi fra loro. Si ritiene cioé che non si possa modificare questo o quell’aspetto senza tener conto degli effetti. La volontà di dialogo, dunque, appare temperata dalla necessità che si tenga conto dell’impianto complessivo del ddl. “Noi non diciamo prendere o lasciare: siamo pronti a confrontarci e a migliorare il testo, ma diciamo anche che a nostro avviso l’impianto continua ad avere una logica di politica economica equa ed efficace, con effetti positivi sull’economia, che però rischiano di venire meno se si modifica la ricetta su cui poggia il ddl”, spiega una fonte di governo, tentando di riassumere la posizione del premier. Se i partiti vogliono migliorare il testo, quindi, devono proporre un insieme coerente di misure e non modifiche a singoli aspetti. E finora così non è stato. “Ben vengano impianti alternativi in grado di sostituire quello proposto dal governo – spiega una fonte di governo -, ma finora purtroppo non sono arrivati”. Ragionamenti che dimostrano come, almeno agli occhi del premier, gli incontri avuti con i partiti a palazzo Chigi non abbiano offerto alternative credibili al testo varato dal Cdm. E’ vero che non è quella la sede dove trovare un’intesa per cambiare il testo. I colloqui con ABC, ricordano a palazzo Chigi “facilitano la comprensione reciproca, ma l’unico luogo deputato a eventuali modifiche è il Parlamento”. Concetti che il professore, presumibilmente, ripeterà anche a Silvio Berlusconi, Angelino Alfano e Gianni Letta. Con i vertici del Pdl si parlerà di diversi temi di attualità politica, ma è chiaro che uno dei piatti forti sarà proprio il ddl. Il segretario del partito ha passato parte del pomeriggio a via dell’Umiltà a studiare grafici e tabelle da sottoporre al premier. Con l’obiettivo primario di impedire l’aumento dell’Iva di un punto e il taglio delle detrazioni. Nel partito c’é chi sostiene che il Cavaliere si sia detto pronto ad andare al muro contro muro. Ma c’é anche chi ricorda che, nonostante i proclami minacciosi, più di una volta Berlusconi si sia poi rivelato fedele alleato di Monti.