Una fabbrica tirata a lucido, gli applausi degli operai: per il premier Mario Monti l’accoglienza nello stabilimento di Melfi, dove la Fiat presenta l’investimento da oltre un miliardo di euro per i due nuovi suv, e’ in grande stile. A riceverlo ci sono i vertici del gruppo, John Elkann e Sergio Marchionne: non hanno mai risparmiato gli elogi al presidente del Consiglio, alla sua azione politica per il risanamento e l’immagine dell’Italia, ma questa volta, in vista di una sua probabile scesa in campo, appare una vera e propria incoronazione.

Nell’album dei ricordi della giornata entrano strette di mano, foto, sorrisi, nuove reciproche parole di elogio. La scena si svolge davanti a un centinaio di giornalisti e cineoperatori, alle autorita’ locali, ai massimi esponenti dei sindacati confederali e di categoria, ad eccezione della Cgil. La Fiom, che non ha firmato i contratti e non ha rappresentanti in fabbrica, e’ davanti ai cancelli dove distribuisce volantini: il suo leader Maurizio Landini accusa Marchionne ”di tenere le assemblee mentre con i sindacati non c’e’ alcun confronto”. I lavoratori, pero’, sono dentro la fabbrica: sono entusiasti e non risparmiano gli applausi. Le tute blu che non partecipano direttamente all’incontro assistono dai maxi-schermi distribuiti ad hoc nei reparti. ”Lo spirito con cui abbiamo organizzato questo evento e’ quello della ripartenza”, afferma Marchionne che chiede fiducia per il suo progetto che ”si inserisce negli sforzi che l’Italia sta facendo per risollevarsi e per eliminare i fattori che frenano la competitivita’ del Paese”. Al presidente del Consiglio esprime riconoscenza per cio” che ha fatto”, elogia il coraggio e la lungimiranza della sua agenda. ”AMelfi nel ’93 e’ nata la Punto, oggi nasce punto e a capo, cioe’ una svolta, una ripartenza nel rapporti tra la Fiat e l’Italia”, ricambia il premier che, con i vertici del Lingotto, preme il pulsante che da’ simbolicamente il via alla nuova linea di produzione. Monti riprende le parole dell’amministratore delegato della Fiat e concorda sul fatto che ”da Melfi, parte un’operazione che non e’ per i deboli di cuore, ma – sottolinea – noi sappiamo che puo’ emergere un’Italia forte di cuore”. E John Elkann afferma: ”ora che il governo si appresta a chiudere questa pagina della nostra politica recente, noi auspichiamo che la ritrovata stabilita’ non venga meno”.

 

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