Mario Monti torna all’attacco: del governo precedente e di Silvio Berlusconi, che definisce “quegli irresponsabili” che stavano portando il Paese “verso il precipizio”, costringendo lui, il professore, ad aumentare le tasse per evitare il disastro. Ma anche di quelle anime della sinistra, come Sel e Cgil, che “soffocano” la crescita. Perché, spiega il leader di Scelta Civica, se l’emergenza finanziaria è finita, non lo è quella e “economica e sociale”, come dimostrano i dati sulla disoccupazione, soprattutto giovanile.

Quindi chiama gli italiani a dare la ‘spallata’ necessaria per tagliare le spese del settore pubblico e rilanciare il paese. Il professore torna in Tv per dire agli italiani che non è più “super partes”, che è sceso “dal piedistallo” per mettersi “dalla parte della gente”. Un modo per sottolineare come la sua offerta politica sia l’unica davvero innovativa, tesa a riformare la società, anche attraverso le candidature. Dopo un pomeriggio trascorso a palazzo Giustiniani con Enrico Bondi per controllare personalmente che i candidati corrispondano ai rigidi criteri stabiliti con l’ex commissario Parmalat, Monti ne annuncia quattro in diretta televisiva: Alberto Bombassei, presidente di Brembo, da lui definito “uno degli imprenditori italiani più ammirati e stimati del mondo”; Valentina Vezzali, pluricampionessa olimpica di scherma e icona dello sport femminile italiano; Mario Sechi, direttore de Il Tempo; Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Fondo Ambiente Italiano (Fai). Nomi simbolo di una lista civica in cui, però, potrebbero non figurare i più stretti collaboratori del premier: salvo sorprese dell’ultim’ora, infatti, non si candideranno la portavoce Elisabetta Olivi; il vicesegretario generale di palazzo Chigi Federico Toniato; il consigliere per gli Affari Europei Stefano Grassi; la storica segretaria Silvia Colombo. Incerta anche la candidatura di Enzo Moavero Milanesi, amico e consigliere del professore, oltre che fidatissimo ministro per gli Affari Europei. Alcuni di loro preferiscono restare “a fianco del professore”, come lo chiamano con rispetto, nella nuova avventura. Magari anche per non vincolarsi troppo nel caso in cui, come ormai sospettano diversi, il premier si lasci aperta la strada europea. Ipotesi che lui stesso ha non ha scartato a SkyTg24, ricordando che sulla possibilità di succedere a Herman Van Rompy – il cui mandato alla guida del Consiglio Ue scade nell’autunno 2014 – non ha ancora “riflettuto”. Parole che ridanno forza a quel progetto, da tempo ventilato nei palazzi romani, di una ‘staffetta’ a palazzo Chigi fra lui e Bersani. “Tutto dipenderà dall’esito del voto”, riconosce uno dei più collaboratori del premier. Che anche per questo continua a cercare consensi in televisione, sottolineando l’aspetto di novità della sua offerta politica che “fa capo alla società civile” ed è l’unica in grado di dare quella “spallata” di cui il Paese ha bisogno per impedire che “i sacrifici degli italiani vadano dispersi”. Monti ripete di voler ridurre progressivamente la pressione fiscale, attraverso tagli della spesa pubblica. Nel farlo si toglie alcuni sassolini dalle scarpe, sia a destra che a sinistra. “Una parte della sinistra spesso soffoca i meccanismi per la crescita basati su efficienza produttitvita” e competitività”. Un implicito riferimento a Vendola (e Fassina) ed uno, esplicito, alla Cgil di Susanna Camusso. Ma ce n’é anche per Berlusconi: “Sono stato costretto ad aumentare le tasse” per evitare che l’Italia “deragliasse verso un precipizio” e lo ho dovuto fare perché “alcuni irresponsabili hanno portato l’Italia in quella situazione”. Non dimentica la Lega Nord di cui bacchetta quella “specie di aborto di pulsione federalista” che ha solo contribuito a peggiorare il Paese.

 

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