Combattere “il correntismo esasperato” nel Pd, a partire dall’abolizione dei “caminetti dei big”, guardando a “una direzione più snella e ristretta che sia un luogo politico e di scelte”. E’ il primo proposito del neo segretario Guglielmo Epifani, che in una intervista a Repubblica spiega di avere come orizzonte “il congresso per ora. Ma nessuno mi ha posto limiti. La parola ‘traghettatore’ non mi offende, lo è chi aiuta a superare un ostacolo, una difficoltà.

E il problema del Pd è superare la logica dello sconfittismo, uscire da questa sindrome: ci vuole coraggio per riprendersi un ruolo, ma i Democratici hanno tante risorse”. E’ necessario “superare divisioni nel gruppo dirigente. Sabato nell’Assemblea abbiamo arrestato la caduta e cominciato la risalita. E’ un lavoro che richiede determinazione fino ad arrivare al congresso d’autunno”. E proprio il “mandato a scadenza precisa di cinque mesi” per Epifani sarebbe il suo punto di forza, come avrebbe detto anche ai suoi interlocutori secondo quanto riportato dalla Stampa. Bisogna comunque superare il ‘tiro al segretario’: “Se il Pd ha l’orgoglio di essere l’unico vero partito non personale – dice – non può però avere l’orgoglio di cambiare tanti segretari in così poco tempo. Anche l’amarezza di Bersani nell’Assemblea di sabato coglieva un problema che andava oltre lui stesso, chiamando a una responsabilità diversa tutto il gruppo dirigente”. Anche per questo vanno superate le “divisioni nel gruppo dirigente” perché, insiste, “c’é un ruolo del correntismo troppo esasperato”. Al congresso dovrà esserci “una discussione impietosa, coraggiosa, esplicita” e bisognerà anche vedere “se separare leadership e premiership”. La prima difficoltà del Pd, è l’analisi del neo-segretario, “é riconducibile alla campagna elettorale: abbiamo dato l’immagine di una forza rassicurante, perché un paese in crisi va rassicurato. Però il paese chiede anche una radicalità di cambiamento, e lì pur avendo le proposte, non le abbiamo fatte vivere con la forza necessaria”.

 

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