”La corte d’Appello di Milano ha appena detto che l’incandidabilità è una sanzione amministrativa, e pertanto non è retroattiva. Quindi da ragione a noi e non c’è motivo di andare avanti”. Francesco Nitto Palma spiega così perché la giunta per il Regolamento del Senato è stata sospesa. La Giunta per il Regolamento del Senato oggi dovrebbe dare una risposta definitiva al quesito che da tempo tormenta Palazzo Madama e i palazzi della politica: sulla decadenza di Berlusconi dal mandato di parlamentare in Aula si voterà a scrutinio palese o segreto? Al momento non c’è una tesi che prevalga sull’altra e gli scenari sembrano restare tutti aperti.

I fautori della trasparenza però fanno sapere di puntare molto su una norma (il comma 2 dell’articolo 2 del Regolamento della giunta per le Elezioni), che definisce esplicitamente come quello “in materia di verifica del poteri, ineleggibilità, incompatibilità e decadenza” non sia un voto sulle persone. E pertanto non richieda una pronuncia segreta da parte dei parlamentari. La sua “estensione” al Senato potrebbe assicurare il voto palese senza problemi. Anche se c’è chi nel Pdl sostiene che un voto in Giunta non possa essere paragonato ad uno in Aula. Se venisse accolta tale interpretazione non ci sarebbe nemmeno bisogno di disturbare il “precedente Andreotti” che comunque resta una freccia ben acuminata nella faretra di chi come il M5S, Sel e il Pd punta allo scrutinio “scoperto”. Nel ’93, infatti, quando toccò sempre all’Aula del Senato dire “sì o no” all’autorizzazione a procedere per l’ex statista Dc, grazie all’intervento del presidente di Palazzo Madama Giovanni Spadolini e all’aiuto tecnico del numero uno della Giunta per le Immunità Giovanni Pellegrino, si diede una nuova interpretazione del Regolamento del Senato: quello secondo il quale “sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni comunque riguardanti persone”. In quell’occasione si stabilì invece di considerare il voto su Andreotti non tanto sulla persona, quanto sui rapporti tra potere politico e giudiziario. Il che significava che ci sarebbe stato un voto trasparente. Il senatore fu d’accordo con la nuova interpretazione e l’autorizzazione a procedere venne concessa. Ma ora, secondo il Pdl, il discorso cambia. Prima di tutto perché il Cav è contrario a che si voti apertamente e poi perché in quel caso si trattava di un’autorizzazione a procedere e non di una decadenza dal mandato di parlamentare. Ma è anche vero, si ribatte nel centrosinistra, che la Severino, sul tema della decadenza, è la prima volta che viene applicata. E si potrebbe benissimo individuare una procedura che in qualche modo si rifacesse a precedenti illustri come quello che riguardò il politico Dc. O come quello che “ispira” il voto in Giunta delle Elezioni della Camera.

 

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