“Il governo Monti non è stato una parentesi” e “guai ad archiviare il suo lavoro”, perché “é stato, ed è, un momento di svolta verso una fase nuova della storia della Repubblica, verso un’altra politica, verso una società più coesa”. Lo afferma il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi in una intervista ad Avvenire, spiegando che l’appuntamento di oggi ‘Verso la Terza Repubblica’ è quello “di un movimento civico fatto da gente di provenienza diversa che ha guardato anche con pessimismo il declino del Paese, ma che oggi nutre speranze e non vuole che vadano disperse”.

“Non penso per me, perché mi sento vecchio per una carriera politica. Ho solo voglia di dare una mano: cattolici e laici, uomini di buona volontà e credenti si coagulino per un’Italia migliore”. Riccardi, insomma, porterà la sua “testimonianza”, perché “non voglio essere il creatore di un partito. Posso però dire ai miei concittadini che questa esperienza di governo può, anzi deve, essere una base per un futuro” anche con un linguaggio nuovo. “Mario Monti nel suo confrontarsi con il Paese ci ha dato anche una lezione di come si parla di politica e di governo”. Per Riccardi “questa espressione di passione” non deve trasformarsi “in un mantra ‘lista Monti si’ o lista Monti nò. Bisogna accettare che questo processo abbia il suo sviluppo, che sarà comunque in tempi rapidi”. Intanto ci sono “tre passaggi: uno, bisogna che nasca un’area di riferimento”. Due, “l’attuale governo tecnico ha potuto parlare al Paese solo in maniera parziale, per la sua stessa missione non poteva e non doveva essere ‘politico’. Oggi un movimento civico deve allargare, approfondire e arricchire il dialogo con il Paese reale”. Infine “é evidente la necessità di un passaggio decisivo attraverso il voto degli italiani”.

 

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