La legge di stabilità, alla cui approvazione Monti ha legato le proprie dimissioni, rallenta il proprio iter in Senato, e si scatena una polemica tra Pdl e Pd che ricorda quelle dei tempi del governo Berlusconi.
Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, annuncia infatti l’intenzione del Pdl di volersi “prendere del tempo” per esaminare il testo una volta che esso arriverà da Palazzo Madama, provocando l’accusa del Pd di avere “un atteggiamento dilatorio”. Naturalmente il nervosismo di entrambi i partiti è legato alla questione dei tempi di chiusura della legislatura. La legge di stabilità, la ex finanziaria, è divenuto un provvedimento ‘monstre’, anche perché il Governo ha inserito in Senato i contenuti di quello che sarebbe dovuto essere il decreto Milleproroghe, che da solo ha provocato una valanga di emendamenti dei senatori, speranzosi di strappare la proroga di qualche norma che sta loro a cuore. I tempi in commissione Bilancio si sono allungati, nonostante le aperture del governo alle richieste dei senatori. come quelle del ministro Vittorio Grilli che per due volte ha allargato i cordoni della borsa per accontentare le richieste dei sindaci. Nonostante ciò il testo, che doveva approdare in aula lunedì mattina, vi arriverà con 48 ore di ritardo, cioé domani alle 10 e ne uscirà non prima di giovedì alle 13. A questo punto vacilla anche il termine inizialmente indicato, di venerdì 21, per il varo definitivo della legge di stabilità da parte della Camera. Quando in aula Fabrizio Cicchitto ha annunciato che il Pdl “sulla stabilità ha intenzione di prendersi tutto il tempo necessario per esaminare bene il provvedimento”, aggiungendo che anche il decreto sulle liste “non può essere esaminato a Camere sciolte”, è scoppiata la bagarre. Il capogruppo del Pd Dario Franceschini ha accusato il Pdl di avere un atteggiamento dilatorio, coinvolgendo anche il presidente del Senato Renato Schifani in questa accusa. La sua collega al Senato, Anna Finocchiaro, ha stemperato i toni: “se domani il testo non va in Aula c’é un problema politico che, se si porrà, cercheremo di affrontare”. Anche perché il clima che si respira a Palazzo madama è tutto sommato costruttivo. Non per nulla il presidente della commissione Bilancio, Antonio Azzollini, reagisce stizzito: “al Pd non sanno di cosa parlano”. Insomma se la commissione Bilancio lavora in un clima di collaborazione, rimane la richiesta fatta alla Camera da Cicchitto, che scatena i “boatos” in Transatlantico, che riguardano la volontà del Pdl e di Berlusconi di guadagnare qualche giorno prima di chiudere la legislatura. Qualcuno dice che il Pdl ha bisogno di tempo per tentare di ricomporre la diaspora, altri che il Cavaliere vuole far slittare le elezioni per ritardare l’entrata in vigore della par condicio nelle Tv. “Non possono usare il Parlamento, la legge di stabilità per i loro problemi” ha tuonato il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Il vice-capogruppo del Pd in Senato, Luigi Zanda, sentenzia icastico: “Non è facile per nessun umano mettersi nella testa di Berlusconi…”.