Il Consiglio nazionale dell’Udc ha fatto registrare stamane una forte polemica interna sul mancato azzeramento dei vertici dopo la sconfitta elettorale. E’ stata infatti approvata in larga maggioranza la relazione introduttiva del segretario Lorenzo Cesa che ha rinviato tutto il confronto al congresso che si terrà a fine aprile. Le altre mozioni di minoranza non sono state messe in dotazione e questo ha suscitato ulteriori polemiche.

Mario Tassone, per molte legislature parlamentare, autore di uno dei documenti alternativi a Cesa, ha usato toni duri: “E’ stato un camuffamento del clima dell’intero Consiglio nazionale. L’alleanza con Monti si è rivelata un errore perché noi nulla abbiamo a che fare con i massoni e con le filiere dei banchieri. E’ stata decisa la liquidazione del partito rinunciando alla nostra sovranità e rimettendoci in decoro e dignità”. Molto criticata negli interventi è stata l’assenza di Pier Ferdinando Casini, che pure ha mandato una lettera per dire che non voleva influenzare il confronto in atto. Alcuni consiglieri, a margine della riunione, hanno paragonato Casini al comandante Schettino perché avrebbe abbandonato la nave. Tassone, interpellato su questo paragone, ha detto di non condividerlo anche perché l’Udc non è mai affondata; ma aggiunto di comprendere lo stato d’animo di chi fa allusioni esasperate. La mozione di Tassone chiedeva l’azzeramento immediato dei vertici dell’Udc. Ivo Tarolli, primo firmatario di un altro documento mai messo in votazione, ha protestato: “Con la decisione di oggi andiamo ad un congresso senza garanzie perché verrà gestito politicamente dalla classe dirigente che dovrebbe andare a casa subito perché ha sbagliato troppo. In questo modo si va al Congresso senza garanzie”.

 

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