“Contribuire e raggiungere verita’ e giustizia su quanto accaduto quella sera di 32 anni fa sopra il cielo di Ustica rappresenta un dovere politico, morale e civile, un modo giusto per ricordare le vittime ed essere davvero vicini ai familiari e, piu’ in generale, rappresenta un passo avanti per rimuovere veli e opacita’ su tanti, troppi misteri che hanno caratterizzato i passaggi piu’ difficili e delicati della storia recente del nostro paese”.

Lo scrivono, in una lettera a ‘La Repubblica’, Romano Prodi e Walter Veltroni, chiedendo, alla vigilia dell’anniversario della strage di Ustica del 27 giugno 1980, “il dovere della verita’”. Prodi e Veltroni sostengono che tutto cio’ che e’ stato fatto finora – citano in proposito le tante iniziative dell’associazione dei famigliari delle vittime – per “l’affermazione di una piena verita’ ha bisogno di un ulteriore impulso da parte di chi si occupa di amministrare la cosa pubblica”. In particolare “pensiamo a passi e sforzi che portino a ricercare la collaborazione piena e leale da parte di Paesi amici e alleati, a partire da quelli che per dispiegamento ‘naturale’ di forze – sostengono – sono stati vicini al luogo dell’incidente (come le strutture militari statunitensi, gli aeroporti francesi, le unita’ in navigazioni inglesi), fino ad altri che possono aver avuto presenze occasionali, come il Belgio. E’ inoltre necessario – sottolineano – riaprire in maniera piu’ approfondita la collaborazione con la Nato e aprire anche una pagina nuova nei rapporti con la Libia, sia ricercando la collaborazione con i nuovi governanti sia riaprendo le pagine ancora opache dei rapporti tra i due Paesi con l’ausilio della documentazione che puo’ essere resa disponibile nel passaggio dei poteri”.

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