Giorgio Napolitano apre all’election day: la data potrà essere solo quella del 10 marzo, giorno in cui si svolgeranno, come deciso oggi, anche le elezioni regionali in Lazio, Lombardia e Molise. Un via libera che il Capo dello Stato è disponibile a concedere, nella sostanza, a due condizioni: l’approvazione della legge di stabilità e le modifiche all’attuale sistema di voto.

L’indicazione del Colle é contenuta in una lunga nota e arriva dopo oltre due ore di vertice tra il Presidente della Repubblica, il premier Mario Monti e i presidenti dei due rami del Parlamento, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Il messaggio che il Capo dello Stato indirizza ai partiti, dopo le consultazioni lampo avviate ieri dal premier con Abc e i contatti informali del Colle, è chiaro: Il timone per guidare la nave a conclusione della legislatura è nelle sue mani, così come prevede la Costituzione. E l’auspicio è di arrivare ad una “costruttiva conclusione”, con l’obiettivo prioritario dell’approvazione della legge di stabilità. Un richiesta in linea con il pensiero di Monti. Il presidente del Consiglio considera infatti necessario che questa legge sia approvata senza intoppi e non ha mai nascosto di essere favorevole all’election day. Non meno importante però è la modifica del cosiddetto ‘Porcellum’ su cui però si registrano ancora delle distanze tra i partiti. Ed è proprio alla ‘strana’ maggioranza che sostiene il governo che il Colle si rivolge chiedendo: “La conclusione – invano e a più riprese sollecitata – del confronto in atto da molti mesi per una riforma della legge elettorale”. Certo, il presidente della Repubblica è il primo a riconoscere come “i fenomeni di disagio sociale che si stanno manifestando, sconsigliano un affannoso succedersi di prove elettorali”. Ecco perché il Quirinale resta in attesa di capire quali saranno ora le mosse dei partiti riservandosi di fare una valutazione generale intorno a metà gennaio. Per dare il via libera formale all’Election day il 10 marzo lo scioglimento delle Camere dovrebbe infatti avvenire entro la metà del primo mese del 2013. Lo spiraglio aperto dal Capo dello Stato fa esultare il Pdl, in prima linea nella richiesta di un election day. “Si va nella direzione giusta” dice il segretario del Pdl Angelino Alfano, tra i primi a commentare la nota del Quirinale. La decisione di votare a marzo tra l’altro consentirebbe all’ex Guardasigilli di fare le tanto tribolate primarie del centrodestra. La voce che circola nel partito però è che la consultazione popolare si svolga solo nelle prime tre regioni (Lazio, Lombardia e Molise) il 16 dicembre e che poi si decida di non andare più avanti per mancanza di tempo. A condizionare le scelte del Pdl è l’incognita Silvio Berlusconi. Il Cavaliere che avrebbe gradito anticipare ancora di più i tempi attende di capire entro la prossima settimana cosa si deciderà di fare sulla legge elettorale e poi in base a quello e all’esito delle primarie del Pd decidere del suo futuro. La possibilità di un election day piace anche Pier Ferdinando Casini che da giorni invitava a riflettere sulla necessita di non sottoporre il Paese a “estenuanti” mesi di campagna elettorale. Anche nel Pd la nota del Colle viene accolta con un giudizio positivo da Pier Luigi Bersani:”Ho appena letto il comunicato e mi pare che la valutazione sulla data delle elezioni sia stata fatta nella sede giusta”, è il commento del leader del Pd che poi ribadisce con forza la necessità che sia modificata la legge elettorale. Gli occhi dunque sono tutti puntati sul Senato dove è in corso la discussione sulle modifiche al Porcellum. L’impegno ribadito dal presidente del Senato è portare la legge entro la fine del mese in Aula, al voto. Le posizioni tra Pd e Pdl, però, restano distanti anche se il dossier dell’election day potrebbe giocare, finalmente, a favore di un’intesa. Al lavoro per arrivare alla “decima” mediazione è il senatore Roberto Calderoli convinto che se non si riuscirà a superare l’impasse “Napolitano indirizzerà un messaggio ai partiti per chiedere almeno il recepimento delle indicazioni della Corte Costituzionale sul ‘porcellum’ e quindi – spiega – l’introduzione di una soglia di sbarramento al di sopra della quale far scattare il premio di maggioranza”.

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