“L’affidamento diretto all’Acquedotti S.c.p.a. da parte del comune di Sant’Arpino non risulta in linea con la normativa nazionale e comunitaria e si pone, pertanto, in contrasto con i principi di libera concorrenza e di parità di trattamento tra gli operatori economici”. La delibera n. 258 del 13 giugno 2023 dell’Autorità nazionale anticorruzione fa più male di un colpo di scure. Chiamata a pronunciarsi su un esposto riguardante le modalità di assegnazione del servizio idrico, l’Anac ha bocciato in toto l’operato del Comune. E ha intimato all’ente di comunicare “entro 45 giorni le eventuali determinazioni che intende assumere al riguardo”. Al Comune di Sant’Arpino, si legge nella delibera, “si rimette, sulla base delle criticità emerse, la valutazione delle più opportune azioni a tutela dell’interesse pubblico al fine di ripristinare la gestione del servizio secondo canoni coerenti con il vigente quadro normativo”. L’atto finito nel mirino dell’Anac è la deliberazione n. 38 del 30 ottobre 2018, varata dall’allora amministrazione targata Giuseppe Dell’Aversana. In consiglio fu approvata la proposta “di aderire alla società Acquedotti S.c.p.a. per l’affidamento della gestione dei servizi di pubblica utilità di cui è attributaria detta società, mediante acquisto dal Comune di Orta di Atella di numero 1.500 azioni, al loro valore nominale, per complessivi €1.500,00, pari all’1,5 % del capitale sociale della predetta società mista”. Il 10 aprile 2019 fu stipulata la convenzione tra il Comune di Sant’Arpino e la società Acquedotti S.c.p.a. “per l’affidamento in concessione del servizio idrico integrato, per la durata di 30 anni”. Per l’Anac l’affidamento è illegittimo. L’Autorità anticorruzione indica le violazioni di legge: “Secondo la normativa dell’Unione europea gli enti locali possono procedere ad affidare la gestione dei servizi pubblici locali attraverso l’esternalizzazione a terzi mediante procedure ad evidenza pubblica secondo le disposizioni in materia di appalti e concessioni di servizi: società mista pubblico-privata, la cui selezione del socio privato avvenga mediante gara a doppio oggetto; gestione diretta da parte dell’ente locale, cosiddetta gestione “in house”, purché sussistano i requisiti previsti dall’ordinamento comunitario, e vi sia il rispetto dei vincoli normativi vigenti”. In buona sostanza gli enti locali possono affidare la gestione dei servizi pubblici locali solo attraverso gara pubblica. “L’acquisizione successiva di quote di una società mista già costituita da parte di un’amministrazione pubblica al fine dell’affidamento diretto di un SPL – scrive l’Anac – determina inevitabilmente, anche a monte, un pregiudizio al principio di trasparenza volto a regolare la gara per la selezione del socio privato, considerato che detta acquisizione successiva comporta una modifica, sul piano qualitativo e quantitativo, dell’oggetto originario della società mista”. Ne discende che “l’affidamento alla società mista Acquedotti S.c.p.a, costituita nel 2001 (circa 17 anni prima) a seguito della gara a doppio oggetto indetta dal Comune di Orta di Atella, risulterebbe disposto al di fuori delle forme di gestione previste dalla normativa vigente, con conseguente sottrazione del servizio in esame al regime della concorrenza”. E ora? Il sindaco Ernesto Di Mattia e i suoi accoliti dovranno trovare una soluzione. Non sarà per nulla facile. Il Comune di Sant’Arpino dovrebbe revocare in autotutela la delibera di consiglio. Non basta. Sugli attuali amministratori e su quelli che alzarono la mano a favore dell’adesione all’Acquedotti si potrebbe abbattere la mannaia della Corte dei conti. In ballo ci sono i soldi introitati dalla società idrica a partire del 10 aprile 2019, data di tipula della convenzione. Sindaco e maggioranza troveranno una via d’uscita? E il segretario comunale, in qualità di responsabile dell’Anticorruzione e della Trasparenza, cosa farà? Per il ruolo che ricopre dovrebbe incalzare gli amministratori affinché tornino sui propri passi. Di fronte al pronunciamento dell’Anac la maggioranza dovrà accogliere tutti i rilievi. Risultato? L’Acquedotti ha le ore contate. A meno che la squadra di governo non voglia contrapporsi all’Autorità nazionale anticorruzione. Sarebbe una follia.