Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è a Forlì per l’inaugurazione dell’anno scolastico, sul prato dell’Istituto tecnico ‘Saffi-Alberti’ di Forlì. E’ la XXIII edizione di ‘Tutti a Scuola’, cui prende parte anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ha accolto il presidente all’esterno della scuola. “La riapertura della scuola da sempre costituisce un’opportunità, una forte ragione di impegno comune, un motivo di speranza”, ha detto Mattarella da Forlì. “La scuola scandisce l’anno non soltanto dei giovani, ma anche delle famiglie, delle comunità, delle città e dei paesi”, osserva il Capo dello Stato. “E’ il percorso verso il nostro futuro”, dichiara. “L’anno scolastico si apre in queste terre con regolarità, nonostante i danni subiti dalle strutture. E’ segno, forte e concreto, di tenacia e di resistenza”, ha aggiunto Mattarella. “L’apertura qui, oggi, rappresenta, un messaggio di inalterata vicinanza alla gente di Romagna. Nei giorni successivi all’alluvione – aggiunge – tanti volontari provenienti da tutta Italia hanno impugnato pale, scope e secchi. Il loro contributo è stato prezioso nella lotta contro il fango e nel manifestare cultura della solidarietà”. “Abbiamo deciso, per questo inizio – spiega Mattarella – di ritrovarci qui, nel cuore della Romagna, colpita a maggio scorso da una devastante alluvione, che ha causato vittime, distrutto abitazioni e aziende, allagato campi di coltivazione, sconvolgendo la vita di tante persone”. “L’anno scolastico – afferma – si apre in queste terre con regolarità, nonostante i danni subiti dalle strutture. E’ segno, forte e concreto, di tenacia e di resistenza”. “Va considerato con attenzione che le nostre classi sono frequentate da circa 800 mila studenti, migranti o figli di migranti stranieri. Un decimo degli iscritti nei nostri istituti. Si tratta di un impegno educativo imponente. Studiano da italiani, apprendono la nostra cultura e i nostri valori, e possono costituire un grande potenziale per il Paese. Dal loro positivo inserimento può dipendere parte importante del futuro dell’Italia”. “La peculiarità della condizione di migranti – ha detto il capo dello Stato -, unita alle condizioni di povertà di molte loro famiglie, fa sì che queste ragazze e questi ragazzi siano esposti – più di altri – a ritardi o abbandoni scolastici. Non si cresce con il necessario spirito civico nell’isolamento. Perché forme, pur non dichiarate né intenzionali, di separazione producono rischi gravemente insidiosi per l’intera società. Dobbiamo scongiurare il rischio di giovani che, crescendo al di fuori dei canali scolastici, traducano la loro marginalizzazione in rifiuto della convivenza o come impulso alla ribellione”. “E’ necessaria un’azione di ampio respiro e a diversi livelli. Con politiche volte a investire sui giovani e sul futuro, con interventi strutturali per colmare i divari tra i territori, con strategie per ampliare le opportunità e i percorsi di integrazione e solidarietà, con la repressione dei reati, in particolare dell’attività delle organizzazioni criminali che cercano di imporsi come alternativa alla vita civile, alla legalità, alle stesse istituzioni democratiche”, ha detto il presidente della Repubblica parlando dei reati commessi dai più giovani. “I riflettori della cronaca recente – osserva – si sono appuntati su alcuni casi di gravissima devianza che hanno visto dei ragazzi come protagonisti. Rapine, omicidi, risse tra bande giovanili, intollerabili violenze e molestie ai danni delle ragazze, inaccettabili episodi di bullismo e di prepotenza che mortifica altri ragazzi”. “Tutto questo rende ancor più fondamentale combattere, con sempre maggior determinazione, l’abbandono scolastico”, sottolinea. “La scuola è la prima e la più importante risposta al degrado. E’ la buona scuola lo strumento più efficace e prezioso di cui la Repubblica dispone per creare e diffondere tra giovani generazioni una cultura della legalità, della convivenza, del rispetto”. “Dobbiamo incoraggiare il lavoro di tanti insegnanti, entusiasti e volenterosi – aggiunge – aiutare la loro strada per camminare insieme agli studenti, evitando che cambino ogni anno, con la necessità di ricostruire ogni volta il rapporto con loro. Assicurando loro condizioni economiche adeguate e restituendo pienamente alla loro funzione il prestigio che le compete nella società e che talvolta è messo in discussione da genitori che non si rendono conto di recar danno ai propri figli”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella cita Platone durante la cerimonia di apertura dell’anno scolastico a Forlì. “Come insegnava Platone – osserva Mattarella – ‘Quando i figli presumono di essere uguali ai padri, i maestri tremano davanti agli scolari e preferiscono adularli anziché guidarli, quando si disprezzano le leggi e non si sopporta più alcuna autorità, allora è segno che sta per cominciare la tirannide”. “La scuola deve correre per stare al loro passo e può farlo soltanto rendendo i giovani protagonisti, rafforzando il dialogo tra insegnanti e famiglie e con la realtà sociale in cui è inserita. Dobbiamo credere nei giovani. Puntare su di loro. Aiutarli nella crescita. Perché la scuola siete voi, care ragazze e cari ragazzi. La scuola è il vostro cammino di libertà. Buona strada”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso della visita alla scuola Saffi Alberti di Forlì, ha incontrato i rappresentanti dell’associazione “Vittime del fango” che hanno chiesto al Capo dello Stato di non dimenticare la Romagna. Mattarella ha sottolineato il lavoro che sta facendo il generale Figliuolo e il suo interessamento.

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