“Onestamente non mi risulta nessuna telefonata”. Così Giuseppe Conte, a proposito della chiamata, raccontata da Repubblica, di un alto dirigente del suo partito a Luigi Di Maio per sondare un possibile gioco di sponda sul Mes dopo l’attacco della premier Giorgia Meloni. “Vorrei però chiarire – ha risposto il leader del M5s – che il Movimento non cerca nessuna sponda e non ha bisogno di nessuna prova testimoniale per la semplice ragione che gli atti compiuti, a partire dal confronto parlamentare, sono tutti corredati da puntuali prove documentali. E questi documenti inchiodano Meloni dimostrando che ha mentito al Paese”. “Se mi cercano ex colleghi del M5S? Non è una polemica che mi riguarda. Chi mi ha chiamato nei giorni delle dichiarazioni in aula del premier Meloni, è libero di dirlo se vuole”. Lo sottolinea l’inviato dell’Ue per il Golfo ed ex leader del M5S in merito alle voci, rimbalzate sulla stampa, di telefonate da parte di membri della sua ex forza politica. Ribadendo la sua posizione a favore del Mes, Di Maio aggiunge: “non ho nessuna intenzione di farmi trascinare in giochetti politici. Voglio precisare che ho saputo della richiesta di un giurì d’onore dalla stampa come ogni altro cittadino italiano”. “Mi pare di capire che” il giurì d’onore “sia stato richiesto proprio sulle dichiarazioni che riguardano me e le istruzioni che diedi all’allora Rappresentante Permanente italiano a Bruxelles. Ho già difeso pubblicamente la mia posizione chiarendo che il Presidente del Consiglio aveva detto una cosa falsa circa la mia firma dei pieni poteri all’ambasciatore Massari. E una cosa vera circa il fatto che che il M5s e il governo Conte abbiamo votato la riforma del MES nel dicembre 2020”, spiega ancora Di Maio.