A oltre cento giorni dall’insediamento dell’amministrazione Manfredi e dei presidenti di Municipalità, gran parte dei parlamentini sono praticamente ancora fermi. Mancano gli assessori, in metà delle Municipalità non ci sono ancora le commissioni consiliari e le riunioni dei Consigli municipali sono state pochissime. Eppure questa doveva essere l’amministrazione della svolta per il decentramento. Il centrosinistra ha conquistato tutte le dieci Municipalità e il sindaco Gaetano Manfredi aveva annunciato sin dalla campagna elettorale di voler restituire centralità ai territori. Nel corso della presentazione della sua giunta, il primo cittadino aveva annunciato di voler riunire i suoi assessori non solo a Palazzo San Giacomo ma in tutti i dieci territori municipali. Un segnale di attenzione da parte dell’amministrazione comunale ai bisogni dei singoli quartieri e agli stessi parlamentini. Al momento, però, questo non è mai accaduto. Ma il vero segno della scarsa attenzione verso le Municipalità sta proprio nella mancata nomina degli assessori municipali. Il motivo? Gli interessi dei partiti di maggioranza al momento tengono sotto scacco le necessità dei territori. Il problema di fondo per la nomina degli assessori è la mancanza di un accordo interno. Non solo perché i partiti stanno litigando sulle nomine, ma anche perché non si riuniscono per tentare di sciogliere questi nodi. In un primo momento il tavolo per le Municipalità era stato subordinato all’accordo sulle presidenze delle commissioni in consiglio comunale. Dall’intesa sulle commissioni, però, è passato ormai un mese e una riunione di maggioranza per definire la situazione delle Municipalità ancora non c’è stata, né è in programma. Anzi, a sentire alcuni partiti che sostengono lo schieramento di Manfredi pare che la definizione degli assessorini possa essere rimandata a dopo le elezioni di Città Metropolitana. Insomma: la scelta degli assessori municipali diventa per i partiti una camera di compensazione per altre nomine, prima cittadine e ora metropolitane. Ma c’è di più. Il voto per l’ex Provincia è in programma per il 20 febbraio. Come anticipato dal Mattino, però, è forte il pressing dei partiti per rinviare la chiamata alle urne al 16 marzo a causa dei troppi contagi da Covid ma anche per avere più tempo per le trattative interne alla maggioranza. Se le elezioni per l’ex Provincia fossero rinviate e i partiti confermassero l’idea di subordinare l’accordo sugli assessorini al voto di Città Metropolitana, sarebbe notte fonda per le Municipalità. Il rischio concreto è di arrivare a primavera inoltrata ancora senza la distribuzione delle deleghe nelle ex circoscrizioni. Un paradosso per un’amministrazione, quella di Gaetano Manfredi, che aveva detto a chiare lettere di voler mettere i territori al centro del suo mandato. «È nostra intenzione rafforzare le Municipalità, spero che durante il mio mandato si completi il percorso di decentramento», le parole del sindaco a margine della conferenza stampa di fine 2021. La realtà, però, al momento racconta che i problemi dei partiti hanno avuto la meglio sulla linea dettata dal primo cittadino.
A tutto ciò si aggiungono i nodi tutti interni alle varie Municipalità. Basti pensare che nella metà dei parlamentini non sono state designate neanche le commissioni consiliari. Il che significa che i consiglieri di quartiere non hanno avuto neanche la possibilità di entrare nel merito dei problemi. Al momento mancano le commissioni nella quarta Municipalità (nel corso della prossima settimana dovrebbero essere definite), nella quinta, nella settima, nell’ottava e nella decima. E non è finita qui. Con alcune eccezioni positive, in molti parlamentini si sono svolte soltanto due riunioni del Consiglio. Le assemblee di quartieri, in molti casi, si sono riunite soltanto per la convalida degli eletti e per la definizione delle materie delle commissioni. Insomma, riunioni solo formali senza mai entrare davvero nel merito dei bisogni e degli interventi da fare per i territori. Un po’ poco, per usare un eufemismo, quando sono già passati cento giorni dall’insediamento. E mentre i partiti ancora attendono di definire la data per mettersi intorno al tavolo per stabilire col manuale Cencelli gli assessorini delle dieci Municipalità, nei parlamentini la nuova amministrazione sembra ancora non essersi insediata.