«Sul fronte del contrasto alla camorra e soprattutto del riutilizzo dei beni confiscati continua, da parte delle istituzioni locali, innanzitutto la Regione Campania, un vuoto pneumatico tra quanto si proclama e quanto poi concretamente si realizza» lo afferma in una nota il Presidente della Commissione Regionale Beni Confiscati Antonio Amato «Per troppi i beni confiscati continuano ad essere solo delle passerelle mediatiche, si lanciano proclami di intenti e vicinanza quando, come nei giorni scorsi sui terreni di Teano, si verificano gravissimi atti di vandalismo.

Ma poi cosa si fa concretamente? Prendiamo la giunta regionale della Campania» dice Amato «sui beni confiscati, dall’aprile 2012, esiste una legge votata all’unanimità dal consiglio, frutto di un lavoro partecipato e condiviso con Agenzia nazionale, sindacati, associazioni. Ebbene, quella legge resta ancora lettera morta. Solo lo scorso anno si è attivato uno dei tre fondi previsti dando luogo ad un bando che, in spregio della normativa e del buon senso, escludeva quanti direttamente gestiscono beni confiscati. Poi più nulla. Né l’osservatorio regionale, né l’ufficio presso il gabinetto del presidente per le aziende confiscate, né, tranne forse uno specifica previsione in agricoltura, le premialità per progetti realizzati sui beni confiscati. La verità è, che per lo più, tra funzionari e assessori di Caldoro, nemmeno sanno cosa dice la legge 7/2012. Perchè il Presidente non ha fatto assolutamente nulla per metterla in atto? Eppure va in giro a dire che in Campania abbiamo un’ottima normativa in materia, eppure, come anche l’assessore Sommese, è venuto a presentarla nelle diverse province campane. Non è una questione di fondi, ci sono previsioni normative, come appunto l’osservatorio, l’ufficio per le aziende confiscate, le premialità per i progetti, che sono esplicitamente indicate a costo zero. Piuttosto siamo di fronte a incapacità da un lato e cattiva volontà dall’altro. Ne chiederò le ragioni in un question time presentato in consiglio. Nel frattempo, anche dove vengono reperiti fondi» continua ancora il Presidente della Commissione «come per aiutare lo start up dell’importante progetto del maglificio nella villa confiscata ai Graziano a Quindici, ci si imbatte poi nella vischiosità delle procedure e in dirigenti che nicchiano, ostacolano e non riescono a produrre gli atti consequenziali. Così siamo ancora ad attendere che finalmente quei finanziamenti vengano defintivamente destinati, pur essendo già disponibili. Insomma, mentre si realizzano iniziative uniche in Italia come il Festival dell’Impegno Civile/ Le terre di Don Peppe Diana, che promuove per due mesi il riutilizzo dei beni confiscati e lo sviluppo di un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo, le istituzioni stanno a guardare o si limitano a parlare. E questo vuol dire aiutare la criminalità organizzata. Fa male dover denunciare tutto questo proprio alla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio» conclude Amato «ma spero che prima di pronunciare le solite frasi di circostanza e far cadere lacrime di coccodrillo, gli esponenti delle istituzioni vogliano piuttosto dare un segnale concreto di rispetto della memoria delle vittime innocenti delle mafie e di eroi civili come Paolo Borsellno e gli agenti della sua scorta»

 

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