“Sono coetaneo di Hillary Clinton, che si candida alla presidenza degli Stati Uniti” e per la guida di Napoli sente “la passione politica di un diciottenne”. Lo dice a Repubblica Antonio Bassolino, candidato alle primarie del centrosinistra per la carica di sindaco del capoluogo campano. Bassolino spiega che si ricandida “perché fare il sindaco di Napoli è stata la cosa più bella” della sua vita. “Io sono stato deputato, ministro, presidente della Regione: per nessuna di queste cariche rifarei quello che sto facendo oggi”. “Sono ricordato come un buon sindaco, ma so che potevo fare di più”, aggiunge. “Sono ricordato come un cattivo governatore, ma so che non potevo fare di più. Ora, dopo essere stato per cinque anni fuori da tutto, mi ricandido a fare quello che ho fatto bene. Se queste fossero le elezioni per il presidente della Regione, non mi ricandiderei”. “Lo faccio per Napoli, prima che per me. Io sono stato un uomo di partito fino alla sera del 5 dicembre del 1993. Da quel momento in poi sono stato un uomo delle istituzioni. Prima viene Napoli, poi il Pd. Se De Magistris avesse fatto bene in questi anni, avrei detto: vada avanti. Ma non è andata così. Un sindaco deve unire la città, e invece lui l’ha divisa. A Napoli la cosa più facile è scassare, come ha fatto lui. La cosa più difficile è unire, come voglio fare io. I napoletani l’hanno capito: sono stati loro a spingermi a tornare”. Quanto al caso di Quarto, Bassolino sottolinea di non aver gioito per i 5 Stelle: “Quella vicenda è un campanello d’allarme per tutti. Segnala che nessuno è, naturaliter, immune dalle infiltrazioni della camorra. E che invece di fare una gara a chi butta più fango sull’altro, bisognerebbe unire le forze per rendere le istituzioni più impermeabili alle infiltrazioni”.