Politica quanto mi costi? Un bel po’ a giudicare dalle indennità di funzione percepite dagli amministratori di Orta di Atella. Sommando i soldi intascati dal sindaco, dagli assessori e dal presidente del consiglio si arriva alla cifra stratosferica di 117.968,46 euro all’anno. Ogni mese dalle casse comunali escono 9.830,705 euro per foraggiare i rappresentanti istituzionali. Ovviamente il primo cittadino Vincenzo Gaudino è quello meglio pagato. Si mette in saccoccia 2.788,87 euro mensili per un totale annuo di 33.466,44 euro. Al suo vice Vincenzo Tosti spettano 1.533,87 euro al mese (18.406,44 euro in un anno). In concreto il braccio destro di Gaudino prende la metà dello stipendio perché è un lavoratore dipendente che non si è messo in aspettativa. Tosti si mette in saccoccia 766.935 euro al mese (9.203,22 euro all’anno). Gli assessori Marilena Belardo e Pasquale Del Prete e il capo del civico consesso Antonio Carbisiero guadagnano 1.254,98 euro a testa al mese. Il totale tra giunta e presidenza dell’assise è di 117.968,46 euro anni. Per il 2022 sono stati accantonati in un apposito capitolo del bilancio 87.848,94 euro. Mancano all’appello altri due assessori. Quando verranno nominati il capitolo sarà rimpinguato con un costo annuale di ulteriori 30.119,52 euro. Alle indennità di carica è stata applicata una riduzione del 10%. Scelta nobile degli amministratori? Nemmeno a pensarci. È imposta dalla legge. Per conto loro i componenti della giunta e il timoniere dell’assise potevano tagliarsi lo stipendio per non gravare troppo sulle spalle dei cittadini. Una riduzione del 50% avrebbe fatto risparmiare all’ente locale (cioè alla gente) quasi 60.000 euro all’anno. Una cifra non indifferente in tempi di vacche magre e di casse comunali in rosso. A quanto pare l’idea di un più corposo taglio non ha nemmeno sfiorato Gaudino, Tosti, Belardo, Del Prete e Carbisiero.

Vincenzo Gaudino e Gianfranco Piccirillo

Questo per quanto riguarda l’aspetto contabile. C’è poi l’elemento politico. La corsa alle poltrone è fomentata anche dalla speranza di intascare una paga così alta senza peraltro lavorare più di tanto? Non è escluso. La congiuntura economica è drammatica. E la possibilità di guadagnare quanto un docente di liceo rende molto allettanti le due postazioni dell’esecutivo ancora vuote. Per non parlare della presidenza dell’Acquedotti. Chi si accaparrerà quella comoda sedia intascherà il doppio di un assessore e potrà gestire somme altisonanti. Non è solo una questione di soldi. Ma anche di potere. Da qui la crisi della coalizione di centrosinistra scattata in pratica all’indomani della vittoria elettorale e culminata con le dimissioni di Gaudino in risposta all’appoggio esterno annunciato da una parte dei Democratici e Riformisti. Come si concluderà la crisi? Tutti i segnali vanno nella direzione del ritorno del sindaco al suo posto. Non è un caso se nei giorni della burrasca sono stati adottati provvedimenti di non poco conto come il diniego alla quasi totalità delle osservazioni al Puc presentate dai cittadini. Un altro indizio è proprio la quantificazione delle indennità di funzione. Se Gaudino aveva intenzione di tornarsene a casa non si metteva mano né al Puc né alle indennità di funzione. Due argomenti sensibili per l’opinione pubblica. L’addio di Gaudino è stata una pagliacciata? Così sembra. Ma la maggioranza non sarà più quella uscita dalle urne. Il sindaco vuole sbarazzarsi a tutti i costi di Gianfranco Piccirillo e di quella parte dei Dem e Riformisti che sono stati una palla al piede per l’amministrazione. Dovrà comunque spiegare come mai prima si è preso i voti dei dissidenti e poi li ha scaricati. La dipartita politica di Piccirillo di per sé è cosa buona e giusta. Candidando Gaudino l’ex fedelissimo di Angelo Brancaccio aveva immaginato di poter agire da dietro le quinte manovrando le leve del potere e abbindolando lo stesso primo cittadino. Il sindaco invece ha puntato su Città Visibile e Orta in Movimento, alleati fedeli. E ha gettato la spugna per sottrarsi al ricatto di quella parte dei Dem e Riformisti con un passato contrassegnato dall’affarismo. Se dal punto di vista numerico perderà qualche pezzo (i consiglieri Adriana Cinquegrana e Antonino Santillo non sono bene accetti) ne guadagnerà sul piano politico. La maggioranza sarà più risicata, certo. Ma molto probabilmente più coesa. Almeno è quello che nel suo intimo si augura Gaudino.

Mario De Michele

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