La matematica è una scienza esatta. Incontrovertibile. Non opinabile. Quindi diamo spazio ai numeri. Sindaco, assessori e presidente del consiglio costano alle casse comunali di Orta di Atella la bellezza di 888.030 euro per l’intero mandato. Quasi un milione di euro di indennità di funzione. Una cifra astronomica per un ente che è in dissesto finanziario con tutte le tasse alle stelle proprio per rientrare dal deficit. È giusto che i costi della politica siano così alti? Serve una premessa: chi svolge il ruolo di amministratore locale, magari togliendo tempo al proprio lavoro, deve essere retribuito. Su questo non ci piove. Ma c’è un corollario ineludibile: l’attività amministrativa deve produrre benessere alla collettività. E qui sorge la domanda delle domande: la squadra di governo, ormai a quasi un anno dall’insediamento, che cosa ha prodotto? Se poniamo il quesito ai cittadini, ovvero a coloro che pagano gli stipendi degli amministratori, tutti risponderanno alla stessa maniera: “Nulla di nulla”. In quale lavoro al mondo si guadagnano soldi a palate senza fare nulla? Nessuno. Ne consegue che il Comune di Orta di Atella si è trasformato in un bancomat per una classe dirigente bravissima a prendere e incapace di dare risposte ai problemi della gente. Ed è questo il corto circuito. Essere pagati per non produrre nulla di buono è uno spreco inaccettabile di danaro pubblico. Se poi i nullafacenti beneficiano anche di un aumento dello stipendio al danno si aggiunge la beffa. Uno vero e proprio schiaffo alla popolazione. L’incremento economico è stato stabilito da una determina adottata da Carlo Mozzillo, responsabile del settore Amministrativo. Il funzionario fa i salti mortali nel tentativo di non addossare responsabilità a carico dei beneficiari. Cita decreti, normative, sentenze della Corte dei Conti, di tutto e di più. Il succo è semplice: si tratta di un adeguamento previsto dalla legge. Dopo tripli salti mortali carpiati lo stesso Mozzillo è “costretto” a evidenziare un aspetto decisivo: “Qualora, invece, gli organi intendano aumentare o diminuire gli importi delle indennità e dei gettoni di presenza, attese le implicazioni d’ordine politico e gestionale-contabile della scelta, spetta alla giunta ed al consiglio deliberare dette variazioni nei confronti, ciascuno, dei propri componenti. Va, altresì, tenuto conto – si legge nella determina – che competenti a deliberare in ordine alle indennità di funzione spettanti ai presidenti dei consigli comunali e provinciali sono i rispettivi consigli, in quanto rileva l’appartenenza all’organo. Pur nel rispetto della reciproca autonomia, tenuto conto degli inevitabili riflessi di carattere finanziario, i predetti organi potranno adottare le rispettive determinazioni concernenti le variazioni previe opportune intese”. In altre parole, molto più semplici, sindaco, assessori e presidente dell’assise possono sia rinunciare all’adeguamento dello stipendio, sia fissare degli stipendi più bassi. Bastano una delibera di giunta, per il sindaco e gli assessori, e una di consiglio per il presidente dell’assemblea. In buona sostanza serve la volontà politica di rinunciare a indennità di funzioni troppo alte in un contesto amministrativo a rischio default. Se si chiedono enormi sacrifici ai cittadini i primi a stringere la cinghia dovrebbero essere innanzitutto gli amministratori. Sono le regole della politica. E soprattutto del buongoverno. Ma nella città atellana manca sia la politica che il buongoverno. Come dimostrano gli ultimi eventi, le due massime cariche istituzionali, il sindaco Antonino Santillo e il capo del civico consesso Giuseppe Massaro, sono prese con i giochi di Palazzo, finalizzati ad aumentare il loro potere a scapito degli alleati. Così dopo aver indebolito Coraggio è toccato ad Orta al Centro rimetterci le penne. Prima gli è stato sfilato Raffaele Lampano, poi Ciro Palladino. Un regolamento di conti contro le due forze politiche che hanno posto con fermezza il tema della legalità.

Giuseppe Massaro e Antonino Santillo

Torniamo ai numeri. Che non mentono mai. Santillo intasca 4.140 euro al mese, in un anno 49.680 euro, per l’intera consiliatura quasi 250mila euro. Pingue anche il bottino di Massaro: 1.863 euro al mese, in un anno 22.356 euro, in 5 anni guadagna 111.780 euro. Qui dobbiamo aprire una parentesi: il presidente dell’assise prende la stessa indennità di funzione di un assessore pur producendo, per motivi oggettivi, un decimo di un membro della giunta. Vi pare equo? Inutile appendersi agli specchi della legge. Per legge gli spetta uno stipendio irragionevolmente alto ma ciò non toglie, come già detto, che l’interessato, in questo caso Massaro, possa dimezzarsi l’indennità per senso di responsabilità e per rispetto verso i cittadini. Purtroppo il senso di responsabilità e il rispetto verso i cittadini è merce introvabile nell’amministrazione Santillo. Veniamo alla giunta. Al vicesindaco Andrea Villano toccano 2.277 euro al mese, in un anno 27.324 euro, per l’intero mandato si arriva a 136.620 euro. Mentre gli assessori Pasquale Pellino, Tonino Russo e Annalisa Cinquegrana si mettono in tasca singolarmente 1.863 euro al mese, in un anno 22.356 euro, che per 5 anni fanno in totale 335.340 euro. All’assessore Florentia Lamberti spettano 931 euro al mese. Prende un’indennità dimezzata perché è dipendente pubblico. In un anno arriva a 11.172 euro, per l’intero mandato beneficia di 55.860 euro. Il totale complessivo dei costi degli amministratori locali per tutta la consiliatura è di 888.030 euro. Concludiamo con la domanda iniziale: se li meritano? A prima vista ci sembra davvero uno spreco indecente di denaro pubblico. Ma ovviamente l’ultima parola spetta ai cittadini. Sono loro i datori di lavoro di sindaco, assessori e presidente dell’assise.

Mario De Michele

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